di Danilo Colacino – Il ‘caso Calabria’, espressione nella fattispecie riferita alle sempre più imminenti Regionali, è emblematico dell’attuale quadro politico italiano. Una raffigurazione plastica, molto più esplicativa (seppur in scala, come ovvio) di quella emiliano-romagnola.
Già, perché nei contesti nazionale e locale chi è al potere adesso (leggasi governo giallorosso a Roma e compagine oliveriana in Calabria) non pensa di restarci a lungo e chi invece pregusta il ritorno (il centrodestra) non è certo di cosa lo aspetti. Ecco allora che Pd e M5s navigano a vista, mostrando la corda, mentre Lega e Fratelli d’Italia scalpitano, ma tenuti a bada dal Cav.
Già, perché nei contesti nazionale e locale chi è al potere adesso (leggasi governo giallorosso a Roma e compagine oliveriana in Calabria) non pensa di restarci a lungo e chi invece pregusta il ritorno (il centrodestra) non è certo di cosa lo aspetti. Ecco allora che Pd e M5s navigano a vista, mostrando la corda, mentre Lega e Fratelli d’Italia scalpitano, ma tenuti a bada dal Cav.
Un Silvio Berlusconi la cui nemesi è evidente. Di cosa parliamo? Semplice: dopo aver subito per anni la dittatura della minoranza all’interno della coalizione di cui era definito ‘padre-padrone’, adesso con il suo ‘misero’ 6% sembra dire agli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Provate a fare qualcosa senza di me!”. A partire da Emilia e Calabria. Chissà allora che non debbano morire tutti berlusconiani.