L’editoriale, Regionali: quello che la Lega forse non sa ancora

di Danilo Colacino – Dopo la spaccatura del centrodestra in vista delle imminenti Regionali con la scelta autonoma di ‘Forza Italia’, per così definirla, quello che la Lega forse non sa ancora è di dover trovare alla svelta un candidato presidente forte e autorevole lasciando poi fare a Fratelli d’Italia gran parte del lavoro sul territorio per federare con la gente, e le tante piccole ma organizzate realtà locali, un patto antiOliverio e soprattutto uno antiOcchiuto. Eccolo, infatti, il vero problema del fronte sovranista di Calabria, che – si badi – annovera tradizioni e personalità importanti: la ‘guerra di trincea’. Battaglia da condurre, stavolta, anche contro chi, per cultura e vocazione politiche, è affine. 

Di cosa parliamo? Del fatto che quando l’elezione si fa…di prossimità e non riguarda l’approdo nei Parlamenti di Roma e Straburgo non bastano gli slogan nazionali a far presa. La faccenda, dunque, si complica o diviene quantomeno assai più articolata. Certo, nessuno – e quindi in primis noi – dimentica come Fdi e Carroccio siano sufficientemente strutturati, e di conseguenza attrezzati, per affrontare una lotta ‘porta a porta’ (qui Bruno Vespa una volta tanto non c’entra). Una campagna elettorale condotta alla vecchia maniera, in sostanza, in cui il radicamento territoriale di un soggetto come quello meloniano, erede della tradizione della destra italiana cara al Sud e ai calabresi, può avere un peso notevole nelle dinamiche regionali.

Di cosa parliamo? Del fatto che quando l’elezione si fa…di prossimità e non riguarda l’approdo nei Parlamenti di Roma e Straburgo non bastano gli slogan nazionali a far presa. La faccenda, dunque, si complica o diviene quantomeno assai più articolata. Certo, nessuno – e quindi in primis noi – dimentica come Fdi e Carroccio siano sufficientemente strutturati, e di conseguenza attrezzati, per affrontare una lotta ‘porta a porta’ (qui Bruno Vespa una volta tanto non c’entra). Una campagna elettorale condotta alla vecchia maniera, in sostanza, in cui il radicamento territoriale di un soggetto come quello meloniano, erede della tradizione della destra italiana cara al Sud e ai calabresi, può avere un peso notevole nelle dinamiche regionali.

Molto, se non addirittura tutto, passa però dall’individuazione di un aspirante governatore con le stimmate del vincente. Una figura il cui identikit potrebbe attagliarsi perfettamente alla persona del primo cittadino del capoluogo, Sergio Abramo. Che comunque dal canto suo si sta guardando intorno a 360 gradi e anche oltre, se possibile, essendo persino pronto a un clamoroso colpo di scena. Ma sempre nella certezza, e quindi nella direzione, che il confronto con il collega brutio lo stuzzica. E non poco. Anzi. Tutto questo mentre la sfida tra partiti e candidati potrebbe assumere i contorni di una contesa fra due modelli amministrativi e altrettante figure istituzionali, latu sensu intese, alquanto simili. Un sindaco per un sindaco, insomma, per vedere chi la spunta nel derby di famiglia. Match in cui non paiono profilarsi all’orizzonte ‘terzi’ che godono fra i litiganti, come invece recita un noto adagio. 

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