L’editoriale, Regionali: Sui social impazza l’insulto libero. Ma per le “vittime” è tutto ok

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di Danilo Colacino – Che questa per le Regionali calabresi del ’20 fosse una stranissima campagna elettorale, insolitamente natalizia e post-natalizia, lo si sapeva. Eccome.

Che fosse l’occasione propizia per diffondere grandi veleni e togliersi grossi sassolini dalle scarpe tanto fra avversari quanto – se non di più – fra alleati, esterni e persino interni, era pure noto.

Che fosse l’occasione propizia per diffondere grandi veleni e togliersi grossi sassolini dalle scarpe tanto fra avversari quanto – se non di più – fra alleati, esterni e persino interni, era pure noto.

Ma che si arrivasse ai livelli toccati in questi giorni lascia francamente basiti e molto contrariati. Nessuno poteva infatti immaginare che, attraverso gli ormai incontrollati e incontrollabili social, si alimentasse una stagione di odio di tale portata.

Una barbarie caratterizzante tempi in cui si è ormai smesso di criticare il rivale (ma arriviamo addirittura a dire: denigrarlo), optando invece per vomitargli addosso tutte le contumelie e gli insulti più beceri possibili.

E vale per gli ‘Ultrà’ della Destra così come per quelli della Sinistra, tutti rei d’aver scambiato Facebook (nel 90% dei casi è appunto Fb) per una zona franca dove poter dire (pardon scrivere) ogni cosa che gli passa per la testa o sfogare l’odio covato e represso chissà da quale lungo periodo.

Atteggiamento ‘demolitorio’ che siamo sicuri, nove su dieci di tali odiatori seriali, neppure lontanamente si sognerebbero di tenere se si trovassero di fronte al candidato o al rappresentante istituzionale secondo loro degno di essere ‘massacrato’.

La responsabilità, però, è anche delle cosiddette vittime, sempre pronte a querelare i giornalisti per tentare di intimidirli – o fare grancassa – mentre quasi mai disposte a citare in giudizio un cittadino andato oltre ogni limite con la tastiera.

E il motivo di questo comportamento pilatesco e doppiopesista è presto spiegato. Si ritiene diffusamente impopolare, querelare un soggetto interessato alla politica che ‘pecca’ magari al pari dei propri ‘tifosi’ contro i competitor.

E così è, se vi pare, allora, come chiosiamo spesso. Ma un simile livello di barbarie non può che disgustarci.

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