di Danilo Colacino – Aveva una missione da compiere il deputato Paolo Parentela, delegato dai vertici del Movimento per fungere da coordinatore dei Cinque Stelle in vista delle Regionali calabresi, il quale però si è da poco dimesso forse intuendo che si trattava di una mission impossible.
Eh già, perché il parlamentare catanzarese si era probabilmente illuso di poter fare quanto invece il suo capo politico aveva rigettato de plano addirittura anche prima del crac elettorale umbro: un’alleanza locale che replicasse il governo giallorosso. Il Di Maio-pensiero sul punto è, infatti, che i pentastellati alle prossime elezioni debbano correre da soli o meglio non correre, ma di sicuro mai legandosi al Pd. Nemmeno in Emilia-Romagna, in cui pure potrebbero risultare determinanti per un successo del centrosinistra.
Eh già, perché il parlamentare catanzarese si era probabilmente illuso di poter fare quanto invece il suo capo politico aveva rigettato de plano addirittura anche prima del crac elettorale umbro: un’alleanza locale che replicasse il governo giallorosso. Il Di Maio-pensiero sul punto è, infatti, che i pentastellati alle prossime elezioni debbano correre da soli o meglio non correre, ma di sicuro mai legandosi al Pd. Nemmeno in Emilia-Romagna, in cui pure potrebbero risultare determinanti per un successo del centrosinistra.
E il flop delle Comunali lametine – per quello che può contare – con la moglie del senatore Giuseppe d’Ippolito andata davvero malissimo nelle urne non può non aver sedimentato sensazioni ulteriormente negative nel leader campano. Ecco allora che anche le rivendicazioni del sottosegretario al Mibac Anna Laura Orrico e della parlamentare Dalila Nesci, le quali pur con obiettivi diversi hanno reclamato a gran voce un forte impegno dei 5S, dovrebbero restare inascoltate.
E anche se la Piattaforma Rousseau – spesso utile al ministro Di Maio e soci per buttare la palla in calcio d’angolo – dirà il contrario, in termini di preferenze per il Movimento potrebbe essere l’ennesima debacle. Un’emorragia di consensi, che non pare arrestarsi, dopo il copioso sanguinamento registratosi a partire dalle Europee della primavera scorsa. Una pesante battuta d’arresto che i pessimisti definiscono: l’inizio della fine