“Legge antindrangheta calabrese esempio per le regioni italiane”

La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative regionali, oggi a Roma, si incontrerà per concordare l’adozione nei singoli Consigli regionali del protocollo “Liberi di Scegliere”, lo strumento ideato da Roberto Di Bella, presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, per aiutare i minori nati e cresciuti in contesti criminali ad emanciparsi e affrancarsi dall’illegalità.

Il protocollo, già assurto alle cronache come strumento innovativo e concretamente d’impatto nell’evoluzione sociale ed educativa di chi non conosce altre realtà se non quelle criminali, è parte integrante anche del testo unico contro la criminalità organizzata approvato dal Consiglio regionale calabrese nel marzo 2018, al termine di un lungo percorso e fortemente voluta da Arturo Bova, Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria: «L’interesse che “Liberi di Scegliere” ha suscitato a livello nazionale, ci riempie d’orgoglio – commenta Bova -. Ho fortemente voluto inserire il protocollo d’intesa all’interno della legge 9/2018, all’art. 11, con il coinvolgimento diretto del dott. Di Bella, perché ne ho sin da subito apprezzato il possibile impatto sul tessuto sociale calabrese. L’attenzione che oggi la Conferenza riserva al protocollo e quindi al lavoro fatto anche in Consiglio regionale, è la certificazione di come la Calabria sappia essere capace di esportare buone pratiche e normative esemplari che possano essere utili al resto del Paese».

Il protocollo, già assurto alle cronache come strumento innovativo e concretamente d’impatto nell’evoluzione sociale ed educativa di chi non conosce altre realtà se non quelle criminali, è parte integrante anche del testo unico contro la criminalità organizzata approvato dal Consiglio regionale calabrese nel marzo 2018, al termine di un lungo percorso e fortemente voluta da Arturo Bova, Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria: «L’interesse che “Liberi di Scegliere” ha suscitato a livello nazionale, ci riempie d’orgoglio – commenta Bova -. Ho fortemente voluto inserire il protocollo d’intesa all’interno della legge 9/2018, all’art. 11, con il coinvolgimento diretto del dott. Di Bella, perché ne ho sin da subito apprezzato il possibile impatto sul tessuto sociale calabrese. L’attenzione che oggi la Conferenza riserva al protocollo e quindi al lavoro fatto anche in Consiglio regionale, è la certificazione di come la Calabria sappia essere capace di esportare buone pratiche e normative esemplari che possano essere utili al resto del Paese».

La Conferenza, infatti, nel definire il protocollo come “un valido strumento di contrasto alla povertà educativa, oltre che di inclusione sociale e diffusione della legalità in favore di soggetti minori inseriti in contesti di criminalità organizzata o provenienti dagli stessi” ha espresso “apprezzamento ed approvazione per l’iniziativa avviata dalla Regione Calabria ed attualmente in fase di sperimentazione, giacché essa risponde alla logica di assicurare il preminente interesse del minore d’età e la salvaguardia dei suoi diritti, principi questi ultimi che fungono da criteri guida per l’impostazione di politiche nazionali ed internazionali efficaci a sostenere e favorire i processi di crescita e di sviluppo della persona, nonché ad incoraggiare il contrasto alle criminalità organizzate per il tramite della interruzione della continuità dei processi culturali propri dei fenomeni mafiosi”, invitando così “i Consigli regionali ad adottare il medesimo protocollo avviare le procedure necessarie per la sottoscrizione di un analogo Protocollo alla stregua di quanto avvenuto in Calabria”.

«Il protocollo “Liberi di Scegliere” – prosegue Bova – è parte di un ampio lavoro normativo che ha permesso alla Calabria, nei cinque anni di lavoro in Consiglio regionale, di dotarsi di strumenti contro il caporalato e contro lo sfruttamento criminale della ludopatia e del gioco d’azzardo, una piaga sociale che ha risvolti spesso drammatici. E sono orgoglioso anche dell’attenzione che siamo riusciti a riservate alla formazione professionale nel contrasto alla criminalità organizzata: grazie all’accordo con gli Atenei calabresi, a breve partirà il master interuniversitario sulla cultura della legalità e gestione dei beni confiscati. Si tratta di un percorso di Alta Formazione che proprio in Calabria potrà creare professionisti il cui lavoro avrà un impatto concreto e diretto sul contesto sociale locale. Sono grato alle università calabresi per aver saputo cogliere, con spirito propositivo, questa opportunità. Questi strumenti, assieme agli aiuti concreti per le vittime di mafia – come la previsione di una quota riservata ad essi nelle assunzioni pubbliche o il sostegno economico – permettono allo Stato di dimostrarsi realmente vicino ai cittadini della nostra regione».

Redazione Calabria 7

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