Libera Vibo Valentia: “E’ il momento della rinascita”

Il Coordinamento di Libera Vibo Valentia – Quella degli scorsi giorni è stata di certo, un’operazione eclatante e dalla portata epocale.

Segno di una terra contraddittoria, bella e amara allo stesso tempo. Una terra di splendore e di macerie. Di pupi e di pupari. Di corruzione e collusione. Terra anche di gratitudine e voglia di libertà.

Segno di una terra contraddittoria, bella e amara allo stesso tempo. Una terra di splendore e di macerie. Di pupi e di pupari. Di corruzione e collusione. Terra anche di gratitudine e voglia di libertà.

Un’operazione che ha di fatto, minato le fondamenta, oltre che i vertici, delle cosche della provincia di Vibo Valentia facenti capo alla famiglia Mancuso. 334 arresti tra cui ‘ndranghetisti, politici, uomini delle istituzioni corrotti, massoni deviati, colletti bianchi. Nomi eclatanti, oltre a quello della famiglia Mancuso, come i La Rosa di Tropea, i Lo Bianco di Vibo Valentia, gli Accorinti di Zungri, i Bonavota di Sant’Onofrio e tanti altri. Nomi ingombranti che hanno fatto sprofondare la nostra provincia in un vortice di degrado culturale, economico, sociale e politico.

Di certo attendiamo che la giustizia faccia il suo corso ma non possiamo non esprimere il plauso a quegli uomini e quelle donne dei Carabinieri che hanno lavorato e che lavorano con grande tenacia e senza orari, per poter affermare principi di democrazia e legalità nella nostra provincia.

Segno di uno Stato forte e credibile, di uno Stato che mostra di voler avere lui il controllo del territorio lasciato per anni alla mercé di occulti giochi di potere.

E’ necessario che si apra una fase di rinascita e di impegno sociale. Dobbiamo sentire forte nelle nostre coscienze il monito del procuratore Gratteri: “Occupate gli spazi che abbiamo liberato” questo l’augurio per un riscatto sociale, culturale e politico della nostra terra. Scoperchiato il vaso di pandora e fuoriusciti tutti i mali, non resta che la speranza, come anelito alla costruzione di una nuova narrazione.

Non è possibile fermarci ad un caloroso plauso e neppure ad una sterile indignazione, serve la costruzione di un’etica del fare, oltre che dell’essere. Guardando in faccia la realtà e con la consapevolezza che il cammino non sarà facile, è necessario che le forze positive si uniscano nel prendere scelte coraggiose per restituire a questa terra l’immagine che merita e che purtroppo, i criminali – e non chi li combatte- hanno fatto sì che fosse negativa.

Non ci sono più alibi, è tempo che ognuno faccia la propria parte assumendosi la sua quota di responsabilità, senza remore o tentennamenti. Che cittadini, istituzioni e forze dell’ordine si riconoscano in un rapporto di reciprocità, insieme dalla stessa parte: quella della giustizia. Come ci dice don Luigi Ciotti “la parte giusta non è un luogo dove stare ma un orizzonte sempre da raggiungere” che dunque, questo orizzonte possa essere comune e condiviso.

Che altre parti dello Stato siano altrettanto efficaci nel garantire il diritto al lavoro, alla salute all’istruzione ed alla casa per non vedere costretti i nostri giovani a dover emigrare, ma al contrario consentire a quelli già partiti di ritornare per investire la propria creatività ed intelligenza in questa meravigliosa terra.

Che i cittadini rivendichino diritti e non si pieghino alla logica del favore che li rende succubi.

Che gli amministratori svolgano il loro compito come vocazione e non come professione, che abbiano come faro il bene comune e non si pieghino a logiche di corruzione e collusione.

Che gli imprenditori difendano il loro lavoro e si liberino delle catene del racket e dell’usura attraverso la denuncia.

Che la rassegnazione lasci il posto alla fiducia, che il nichilismo e l’immobilismo diventino forze del fare e testimonianza di impegno concreto e fattivo.

Vibo Valentia e la Calabria tutta, hanno bisogno di una rivoluzione della normalità. Non servono santi né eroi, serve che ognuno di noi senta il dovere e la necessità di essere artefice del cambiamento comprendendo il ruolo dirompente che anche un semplice “no” può assumere nella direzione di una terra nuova, libera giusta, degna di proiettarsi al suo futuro quello che per troppo tempo gli è stato negato.

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