di Mimmo Famularo – Hanno un nome, un cognome e soprattutto un volto i quattro autori della violenta aggressione ai titolari e ai dipendenti del bar “Cremino” del quartiere Lido di Catanzaro. Si chiamano Cosimo Berlingiere, Tonino Bevilacqua, Domenico Amato e Antonio Pio Berlingieri. I primi tre sono finiti in carcere, il quarto ai domiciliari nell’ambito di un’indagine condotta sul campo dai carabinieri che grazie alle testimonianze delle vittime e alle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti all’interno del locale, sono riusciti a identificarli. Sono tutti e quattro di etnia rom e, a vario titolo, devono rispondere di estorsione, minacce, lesioni personali, danneggiamento. Reati aggravati dal metodo mafioso secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Catanzaro che ha coordinato le indagini sfociate in un’ordinanza di applicazione di misure cautelare firmata dal gip Giuseppe De Salvatore. Nelle ventisei pagine che costituiscono il provvedimento viene dettagliatamente raccontato ciò che è accaduto la notte del 30 gennaio del 2022.
Cronaca di una notte di straordinaria follia
Cronaca di una notte di straordinaria follia
L’orologio del bar “Cremino” del quartiere Lido di Catanzaro segna l’una di notte. All’interno si trovano il gestore del locale insieme a tre suoi dipendenti. Il tempo scorre e tutto fila liscio fino a quando fa il suo ingresso Cosimo Berlingiere, 31 anni di Catanzaro. Le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza lo riprendono mentre si dirige al bancone dove chiede una bottiglia di prosecco. Uno dei dipendenti lo invita a rivolgersi al titolare che si trova alla cassa ma – senza replicare – il giovane esce dal locale e dopo una manciata di secondi torna in compagnia di tale Tonino Bevilacqua, 35 anni, anche lui di Catanzaro. Stavolta Berlingiere va diritto alla cassa, tira fuori dalla tasca delle banconote e li sbatte sul volto del gestore del bar. Secondo la ricostruzione dell’accusa, lo intima di servirlo e avverte che quando chiede una cosa gli deve essere data. Poi lo colpisce al viso con l’indice della mano destra puntato in direzione degli occhi. A quel punto il titolare cede alle minacce. Rassegnato e impaurito risponde di prendersi quello che chiede. Sulla scena fa il suo ingresso una terza persona: Antonio Pio Berlingieri. Anche lui è di etnia rom, ha appena 19 anni e come gli altri arriva dalla zona di viale Isonzo, il loro quartiere. Rivolgendosi al malcapitato cassiere tuona: “dacci a bottiglia ca ti cumbinamu nu burdellu”. Le telecamere poste all’interno del bar continuano a registrare e immortalano la scena con la quale quest’ultimo, insieme a Tonino Bevilacqua, si scaglia con violenza all’indirizzo dei dipendenti che sono dietro il bancone. Parte pure uno schiaffo e le immagini inquadrano una quarta persona del gruppo: Domenico Amato, 34 anni di Catanzaro. All’aggressione partecipa – sempre secondo quanto riscontrato dagli inquirenti – Cosimo Berlingiere che corre dietro il bancone e colpisce i due barman presenti con due pugni al volto. Tonino Bevilacqua se la prende invece con il titolare scagliandogli addosso addirittura il registratore di cassa e un pannello protettivo in plexiglass. Come se tutto ciò non bastasse contro lo sfortunato gestore del locale si scatena l’ira di Cosimo Berlingiere con pugni al petto e una minaccia esplicita che punta a ricordargli di chi è figlio. Una violenza inaudita che non risparmia gli arredi del bar e il frigorifero dei gelati. Le conseguenze dell’aggressione – annotano gli inquirenti – sono riscontrate dalla documentazione sanitaria allegata agli atti dell’indagine. Uno dei banconisti riporta lesioni guaribili in quindici giorni e le testimonianze delle vittime trovano un dettagliato riscontro nelle immagini che incastrano i quattro autori di una nottata di straordinaria follia.
I legami di parentela con “Toro Seduto”
Per il gip Giuseppe De Salvatore non ci sono dubbi sull’esatta identificazione degli aggressori immortalati dalle telecamere di videosorveglianza e indicati in sede di riconoscimento fotografico dal titolare del locale. “Risulta pacifica – afferma il giudice – la commissione del reato in concorso tra tutti gli indagati, avendo ciascuno prestato un contributo materiale alla realizzazione dell’azione intimidatoria e ritorsiva”. Corretta l’ipotesi di reato di estorsione prospettata dal pm Veronica Calcagno che ha seguito le indagini sotto la super visione dell’aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore capo Nicola Gratteri. Corretta quella di violenza, minacce, lesioni personali e danneggiamento. Configurabile l’ingiusto profitto e fondata persino l’aggravante del metodo mafioso perché l’azione sarebbe stata commessa evocando la contiguità a un gruppo criminale di etnia rom e, in particolare, ostentando legami di parentela con un vecchio esponente della locale criminalità organizzata, Domenico Bevilacqua, alias “Toro Seduto”, assassinato nel 2015, condannato nell’ambito dell’operazione “Revenge” per la sua appartenenza al clan dei Gaglianesi “con il quale – evidenzia il gip – Berlingiere risulta in effetti avere avuto rapporti di parentela”. Da qui l’applicazione nei confronti di Cosimo Berlingiere, Tonino Bevilacqua e Domenico Amato della custodia cautelare in carcere. Ai domiciliari invece il più giovane del gruppo, il diciannovenne, Antonio Pio Berlingieri, il quale – secondo quanto disposto dal gip – non potrà muoversi da casa senza preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria e non potrà comunicare né di persona, né telefonicamente, né con strumenti informativi o telematici con persone diverse da quelle che con lui convivono.
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