L’INTERVISTA | Mafia e politica, De Magistris: “Siamo alla legittimazione della convivenza”

Ai microfoni di C7, De Magistris ha parlato a tutto campo: dal prezzo che ha pagato per rimanere un uomo libero al parallelismo con Gratteri

di Mimmo Famularo – Fuori dal sistema è il titolo del libro che sta promuovendo in giro per l’Italia e nell’ultima settimana il tour di Luigi De Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, ha incrociato la Calabria, la terra che lo ha abbracciato da giovane sostituto procuratore, dove ha trovato l’amore e dove ha anche scoperto l’intreccio di corruzione, mafie, logge e lobby radicate nello Stato. Un mix esplosivo che ha segnato la sua storia e il suo destino. Ai microfoni di Calabria7, De Magistris ha parlato a tutto campo, senza filtri e con la schiettezza che lo contraddistingue: dal prezzo che ha pagato per rimanere un uomo libero al parallelismo con Nicola Gratteri che dieci anni dopo ha provato a dare un’altra spallata a quella borghesia mafiosa che domina la Calabria. Un’intervista a 360 gradi: la ‘ndrangheta sempre più forte, la politica sempre più debole con un inquietante scenario all’orizzonte: la legittimazione della convivenza.

– Cosa significa essere fuori dal sistema e quanto è alto il prezzo per rimanere un uomo libero?

– Cosa significa essere fuori dal sistema e quanto è alto il prezzo per rimanere un uomo libero?

“Ho pagato un prezzo altissimo, mi sono reso conto che molti hanno un prezzo nelle istituzioni, io non lo ho avuto, ma voglio mandare un messaggio: non c’è prezzo a non avere prezzo. E’ triste però che si paga perché hai prestato fedeltà alla costituzione, all’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, ad agire con onestà. Quello ho visto non una rete di mele marce è ma un frutteto che ha contaminato anche le istituzioni più importanti”.

– Cos’è il sistema di cui lei parla e come si sconfigge?

“E’ una rete di persone che utilizzano le istituzioni non per interesse pubblico e bene comune ma il proprio tornaconto, interessi personali e affaristici. Non di rado è un sistema corruttivo e mafioso. Quello di cui parliamo adesso. Le nuove mafie sono quelle che fanno sistema, cioè utilizzano le istituzioni. Te li puoi trovare accanto: può essere il tuo procuratore della Repubblica, può essere un assessore, un ufficio tecnico, un carabiniere, per non parlare poi della politica a livelli alti. Bisogna avere consapevolezza che siamo in una fase di contaminazione del quadro istituzionale”.

– Lei è napoletano di nascita, calabrese d’adozione. Oggi secondo lei la ‘ndrangheta è più forte di ieri quando vestiva i panni di magistrato?

“Secondo me più forte. Io credo che negli ultimi trenta anni le mafie sono state anche efficacemente contrastate da magistrati e forze di polizia. Ho visto i lavoro che abbiamo fatto noi, però come vai a toccare determinati interessi capisci quanto è forte la ‘ndrangheta e come è stata intelligente sul piano politico, anche più di Cosa Nostra e Camorra. Si è mimetizzata sempre di più nell’economia, nella finanza, nella politica, nelle istituzioni e ha una capacità di arrivare ovunque. Io sono rimasto sbalordito in Calabria degli apparati di collusione e di controllo magistratura compresa”.

– E’ quanto è più forte la borghesia mafiosa di cui pochi parlano?

“Forte, molto forte. Io sono saltato proprio quando mi sono cominciato a occupare di massomafie e borghesie mafiose”.

– Un altro magistrato che non sta simpatico ai poteri forti è Nicola Gratteri. Non l’hanno rimosso da procuratore di Catanzaro ma gli hanno frenato una carriera…

“Magari avessi avuto io come procuratore uno Nicola Gratteri. Quello che avevo io invece di tutelarmi le spalle mi ha tradito. E’ stato un Giuda. Essere un procuratore della Repubblica è un vantaggio per Gratteri perché può dare fiducia, può fare più squadra ma non c’è dubbio che anche lui ha toccato interessi importanti: pensiamo al maxiprocesso Rinascita Scott solo per citarne qualcuno. E’ chiaro che sente il fiato sul collo del sistema, della rete criminale, della borghesia mafiosa, della masso ndrangheta. Questo è evidente ma fa bene a tenere alta l’attenzione in modo che non cali il silenzio”.

– Intanto la Calabria rischia la desertificazione demografica e quella industriale. Come si ferma questa tendenza?

“Io sono molto preoccupato dall’autonomia differenziata che dobbiamo ostacolare a qualunque costo perché l’obiettivo è neocoloniale. Loro si vogliono prendere i nostri giovani, depauperare e desertificare ancora di più la Calabria e il Mezzogiorno, per poi occuparla con le multinazionali, fare l’hub energetico, prendersi le nostre ricchezze per rendere ancora più forte la locomotiva e lasciare i vagoni indietro. Però la consapevolezza dobbiamo averlo noi meridionali”.

– Uno dei temi attuali è l’uso delle intercettazioni. Che opinione si è fatto sul tema?

“Io credo sia molto grave che uno dei messaggi che dà il nuovo governo attraverso il ministro della Giustizia Nordia è quello di ridimensionare uno dei più importanti mezzi di ricerca della prova necessari a scardinare le massomafie, la borghesia mafiosa, le reti corruttive. Altra cosa è quando c’è l’abuso ma l’abuso ci sta ovunque e va perseguito”.

– Limitazione delle intercettazioni, ergastolo ostativo, carcere duro: mentre la ‘ndrangheta si sta comprando tutto, l’impressione che dà lo Stato è quello di un allentamento nel contrasto alle mafie. Sembra un paradosso.

“Con l’arresto di Matteo Messina Denaro e quello che sta dicendo lei, si sigilli in maniera definitiva il passaggio dalla mafia stragista alle mafie che convivono con lo Stato. Siamo alla legittimazione della convivenza e questo la ‘ndrangheta l’ha capito molto prima di Cosa Nostra”.

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