Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha già informato gli italiani che è allo studio una legge per fermare l’esodo di boss mafiosi dal carcere ai domiciliari, per farli rientrare in cella.
Ma il Guardasigilli deve accelerare i tempi, in quanto sono già 376 tra mafiosi e trafficanti di droga, le persone tornate ai domiciliari. Di questi, tre erano al 41 bis, gli altri erano inseriti nei reparti di «Alta sicurezza 3» che ospita carcerati per droga e mafia. Sono stati tutti mandati ai domiciliari perché ritenuti a rischio Coronavirus o per motivi di salute. La lista, è stata pubblicata in esclusiva da Repubblica.
Ma il Guardasigilli deve accelerare i tempi, in quanto sono già 376 tra mafiosi e trafficanti di droga, le persone tornate ai domiciliari. Di questi, tre erano al 41 bis, gli altri erano inseriti nei reparti di «Alta sicurezza 3» che ospita carcerati per droga e mafia. Sono stati tutti mandati ai domiciliari perché ritenuti a rischio Coronavirus o per motivi di salute. La lista, è stata pubblicata in esclusiva da Repubblica.
L’elenco allarma i magistrati antimafia, per i quali era preferibile spostarli in centri medici penitenziari. La lista pubblicata riguarda direttamente anche la Calabria, con il distretto giudiziario di Catanzaro che accoglie ai domiciliari 41 persone.
Infatti, 61 sono tornati a Palermo, 67 a Napoli, 44 a Roma, 41 a Catanzaro, 38 a Milano, 16 a Torino. «Il diritto alla salute è sacrosanto, ma i domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità», dicono i Pm di Palermo, come riporta sempre il quotidiano.Tra i nomi c’è quello di Antonino Sacco, l’erede dei fratelli Graviano, condannati come mandanti dell’attentato a Padre Pino Puglisi; c’è quello di Francesco Ventrici, considerato uno dei principali trafficanti di droga, e quello di Fabio Costantino, della famiglia Mancuso di Limbadi. Alcuni dei detenuti scarcerati stavano scontando la loro condanna, altri erano ancora in attesa di giudizio. Dal 41 bis sono usciti in tre: Pasquale Zagaria, Francesco Bonura e Vincenzo Iannazzo, 65 anni, quest’ultimo ritenuto boss della ‘ndrangheta, posto ai domiciliari nei giorni scorsi dai giudici della corte d’assise di Catanzaro.