di Maria Teresa Improta – Tra Cina e Italia è ormai al suo nono mese di lockdown. L’executive chef calabrese Paolo Dodaro di Roccelletta di Borgia, in provincia di Catanzaro, da Shanghai racconta come sta vivendo la chiusura totale nella megalopoli da 26 milioni di abitanti. Da 9 anni vive e lavora in Cina dove ieri sono stati registrati 4.467 contagi e 8 morti (tutti deceduti nel distretto di Shanghai), mentre il bollettino Covid in Italia riportava 40.783 nuovi casi e 113 decessi. “Le misure anticontagio nel mio quartiere (che conta circa 10mila abitanti) si sono un po’ allentate in questi ultimi giorni – spiega Dodaro – ora possiamo andare nel cortile di casa, fare ad esempio sport all’aperto, ma non uscire dalla residenza. Ovviamente parlo del giardino di un condominio di oltre 200 persone, è grande come la piazza di un Comune italiano c’è abbastanza spazio per far giocare i bimbi e rimanere distanziati. Dobbiamo però ancora rimanere nelle nostre abitazioni, non si può andare in strada e le scuole sono chiuse. Circolano solo ambulanze, polizia, vigili del fuoco e i furgoncini che trasportano il cibo”.


La spesa collettiva con i vicini di casa
“I sanitari dello Stato continuano a venire sempre ogni 48 ore nel nostro palazzo a fare i tamponi molecolari a tutti e poi ci inviano il risultato sull’app. Ci mettiamo in fila con la mascherina nelle postazioni che hanno allestito nei piani terra di ogni condominio, avviene – chiarisce Dodaro – tutto in modalità protetta. Nel nostro residence non ci sono contagi e ciò significa che non dobbiamo stare in quarantena. Se qualcuno del palazzo risulta contagiato tutte le famiglie dell’edificio non possono più andare nel cortile per 14 giorni. La città è ancora blindata, lavorano solo le società che portano la spesa a casa, le forze dell’ordine e chi opera negli ospedali. Hanno iniziato però ad attivare qualche delivery, ho visto dei vicini che hanno ordinato pizze e panini, ma si tratta di meno del 20% delle attività di ristorazione di Shanghai. Il Governo cinese manda gratuitamente ogni tanto la spesa a casa con i generi alimentari primari, non è mai stato interrotto questo servizio dall’inizio delle chiusure. Per acquistare altri prodotti abbiamo la possibilità di fare anche degli acquisti collettivi con i vicini di casa. Attraverso delle app organizziamo le dispense del palazzo. Faccio un esempio: compriamo 100 chili di frutta mista o di carne mista e ognuno poi prende le proprie porzioni acquistate”.
“Nove mesi in lockdown, siamo un po’ stanchi”
“Con mia moglie siamo un po’ stanchi – ammette Dodaro – tra Italia e Cina abbiamo fatto quasi nove mesi di vita in lockdown: i primi due in Cina, poi la quarantena all’arrivo in Italia, tutti i periodi di zona rossa in Calabria, la quarantena al ritorno in Cina e ora 40 giorni a Shanghai. L’economia delle famiglie cinesi si sta reggendo grazie al congelamento degli affitti e dei mutui che è stato annunciato durerà finché non si torna al lavoro a pieno ritmo. Credo che il contenimento dei contagi da coronavirus in Cina sia una questione di grande responsabilità. Se qui il Governo o la sanità sbagliano si mettono a rischio un miliardo e mezzo di persone, si perdono posti di lavoro e il coronavirus diventerebbe ingestibile. Ne siamo tutti consapevoli qui in Cina perché le città sono enormi e affollate. Vedere che l’Italia sta riaprendo fa un certo effetto, ma nelle metropoli cinesi non si può fare. Intanto noi stiamo lavorando on line: prepariamo i nuovi menù, proviamo accostamenti di sapori e colori diversi, progettiamo il cambio della cucina e l’apertura di un nuovo ristorante. C’è tanto da fare, non possiamo mollare, non abbiamo alternative. Personalmente non so quale sia l’approccio giusto al Covid, ma sono convinto che serva rispettare le scelte delle autorità”.