“La mafia è andata troppo in avanti e ce ne accorgiamo dopo che ha girato l’angolo e l’abbiamo persa di vista. Dobbiamo essere più attenti e più pronti”. Nicola Gratteri torna a parlare di lotta alla ‘ndrangheta e degli strumenti necessari che il legislatore dovrebbe mettere nelle mani di chi lavora in prima linea per contrastare l’evoluzione di un fenomeno pericolosamente al passo con i tempi. Il procuratore antimafia di Catanzaro parla ai microfoni del magazine di Studio Aperto dedicato proprio alla ‘ndrangheta. Un reportage che parte da Vibo dando voce alle vittime e racconta il potere dei clan con immagini inedite e un’inedita intervista a Giancarlo Pittelli, uno degli imputati principali del maxi processo “Rinascita Scott” (LEGGI QUI). Da Vibo a Catanzaro non trascurando i “santuari” della ‘ndrangheta: Gioia Tauro, feudo dei Piromalli, o Platì, cuore dell’Aspromonte, con le significative immagini che raccontano l’articolato sistema di bunker creato per nascondere i latitanti.
“Creare regole proporzionate alla mutazione delle mafie”
“Creare regole proporzionate alla mutazione delle mafie”
Gratteri parla quasi al termine di un viaggio che tocca diverse tematiche e utilizza più volte il termine “sconforto” per descrivere la situazione attuale. Sconforto ma non rassegnazione nonostante il grande stress e la grande fatica per non perdere di vista la mutazione costante delle mafie. “Lo sconforto non mi viene per la fatica – precisa – ma quando chi ha il potere reale di creare delle norme e delle regole proporzionate alla realtà criminale non lo fa”. Un attacco non tanto velato alla politica chiamata ad assumersi le responsabilità evitando di girarsi dall’altra parte con la scusa di un falso garantismo dietro cui spesso si nasconde l’irrefrenabile voglia di impunità di “colletti bianchi” e affini.