di Sergio Pelaia – Parte lo sprint finale: mancano ormai sette giorni al momento in cui si apriranno le urne da cui uscirà il futuro governo della Calabria. Gli aspiranti consiglieri regionali – un esercito di quasi 500 candidati divisi in 21 liste – battono il territorio porta a porta a caccia di consensi e per loro, si sa ma non si dice, la competizione è più all’interno che all’esterno. Dopo la guerra di strategia per il piazzamento migliore nelle liste ora la battaglia nei tre collegi è su quelle manciate di preferenze che non di rado, nel passato più o meno recente, si sono dimostrate decisive.
Quanto “tirano” i leader
Quanto “tirano” i leader
I leader delle quattro coalizioni che si presentano ai nastri di partenza giocano invece un’altra partita. Per loro saranno determinanti le liste e difficilmente riusciranno ad andare molto oltre il consenso convogliato dai singoli aspiranti consiglieri. Il 26 gennaio 2020 la compianta Jole Santelli vinse con il 55,29% dei voti contro Pippo Callipo che si fermò al 30,14%. La prima presidente donna della Regione, poi scomparsa prematuramente quasi un anno fa, prese però solo 5mila voti in più (449.705) rispetto al totale delle sue liste (444.818), mentre l’imprenditore attirò a sé quasi 20mila preferenze in più (245.154) di quelle raccolte in totale dai suoi candidati (227.598).
La caccia agli indecisi
È da vedere, dunque, quanto Roberto Occhiuto, Amalia Bruni, Luigi de Magistris e Mario Oliverio riusciranno a risultare un valore aggiunto per le rispettive coalizioni. Un dato che accomuna tutti è senza dubbio quello della caccia agli indecisi e ai potenziali astensionisti. Per il candidato del centrodestra giusto ieri la pasionaria azzurra Licia Ronzulli ha chiesto ai forzisti calabresi un ulteriore sforzo perché “serve un’investitura forte”. Per la scienziata che guida la coalizione trainata da Pd e M5S la caccia agli indecisi può rivelarsi determinante per smentire i pronostici che la danno perdente a causa del logoramento a sinistra di de Magistris e Oliverio. Quest’ultimo vuole erodere più consenso possibile proprio al Pd pescando tra i delusi per cercare di entrare in Consiglio, mentre il sindaco di Napoli ha sempre detto di puntare molto su chi nelle passate tornate ha scelto di non votare non trovando un’alternativa valida agli schemi partitici tradizionali.
I numeri
Quello dell’astensione è dunque un tema centrale, anche perché già a gennaio 2020 si registrò un’affluenza del 44% – quasi la stessa percentuale si ebbe nel 2014 – e si dedicarono fiumi d’inchiostro al “partito dell’astensione” risultato di gran lunga il primo per percentuale. In pochi fanno però notare che il dato dell’astensionismo è evidentemente falsato. Gli elettori, cioè gli aventi diritto al voto iscritti nelle liste elettorali, in Calabria erano un anno e mezzo fa 1.895.990. Oggi sono leggermente di meno: 1.893.606 secondo i dati del Viminale. Le donne (966.650) prevalgono sugli uomini (926.956). Ma il dato che si dimentica di valutare quando si parla di astensionismo è un altro: nel totale degli elettori vengono (giustamente) conteggiati anche quelli residenti all’estero, che sono ad oggi ben 378.583. A gennaio 2020 gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) erano un po’ di più: 400.064. All’epoca non era ancora esplosa la pandemia, oggi quanti di questi verranno a votare?
I fuorisede
Senza contare chi è residente in Calabria ma è fuori per motivi di studio: un gruppo di studenti, il Collettivo “Valarioti”, aveva portato fino in Parlamento una proposta di legge redatta da un noto costituzionalisti per far votare i fuorisede nelle Prefettura delle città in cui vivono, ma l’iter per ora si è arenato. È difficile stabilire quanto incidano realmente questi fattori sull’astensionismo, ma è chiaro che quello “reale” è molto minore di quello “ufficiale” su cui si sprecano analisi a buon mercato. Dire che addirittura il 56% sceglie di non votare è infatti facile quanto poco produttivo, segnalare che in realtà quasi il 20% degli elettori risiede all’estero ridimensiona parecchio questo esercizio di retorica. E poi ci sarebbe anche un dato politico non proprio marginale: cosa propongono nei loro programmi e cosa fanno in concreto i candidati per convincere delusi, indecisi e astensionisti incalliti ad andare alle urne? La risposta (forse) la avremo tra una settimana.