Nuova serrata a partire da domani per molte attività. La Calabria è stata inserita nella zona rossa, quella soggetta a maggiori restrizioni e chiusure. Ancora una volta ad essere maggiormente penalizzati sono i ristoratori. Bar e ristoranti resteranno chiusi 7 giorni su 7, consentito solo l’asporto e fino alle 22. Nessuna restrizione per la consegna a domicilio. Ma i titolari non ci stanno. Non dopo aver investito per mettere a norma i locali, così come richiesto da Governo, dopo aver ridotto numeri di tavoli, dopo aver collocato colonnine igienizzanti, dopo aver montato pexiglass. Migliaia di euro spesi che ora non servono a nulla. Migliaia di euro nascosti dietro una saracinesca abbassata. “Ci troviamo in una zona rossa che non capiamo, abbiamo sempre avuto contagi bassi. Non sappiamo neanche come comportarci, faremo sicuramente l’asporto”. E poi c’è anche la questione aiuti, alcuni mai arrivati: “Non abbiamo avuto nessun aiuto concreto, se non piccoli contributi, i ragazzi aspettano anche la cassa integrazione. Tutto quello che abbiamo fatto per mettere a norma il locale non è servito a nulla, restano affitti e stipendi da pagare, tasse e utenze. Io negli aiuti non ci credo”.
Dello stesso avviso anche la categoria dei fotografi, anche loro fortemente penalizzati e con pochissimi aiuti. “Dopo una stagione danneggiata, farci chiudere di nuovo vuol dire distruggerci completamente. Quello che proprio non concepisco è questa differenza tra categorie. Perché per noi non ci sono aiuti. Sia chiaro che io non voglio la carità nessuno, ma non lo trovo affatto giusto”. Questa categoria ha vissuto un anno di profonda crisi, gran parte del loro lavoro è legato al business delle cerimonie: molte persone hanno deciso di rimandare anche di un anno, di annullare, di festeggiare con pochi intimi e ridurre così le spese con una pesante ricaduta con chi vive immortalando attimi e ricordi.
Dello stesso avviso anche la categoria dei fotografi, anche loro fortemente penalizzati e con pochissimi aiuti. “Dopo una stagione danneggiata, farci chiudere di nuovo vuol dire distruggerci completamente. Quello che proprio non concepisco è questa differenza tra categorie. Perché per noi non ci sono aiuti. Sia chiaro che io non voglio la carità nessuno, ma non lo trovo affatto giusto”. Questa categoria ha vissuto un anno di profonda crisi, gran parte del loro lavoro è legato al business delle cerimonie: molte persone hanno deciso di rimandare anche di un anno, di annullare, di festeggiare con pochi intimi e ridurre così le spese con una pesante ricaduta con chi vive immortalando attimi e ricordi.
Lo stesso pensiero vale per tutte quelle categorie ritenute non essenziali, che in questi giorni non potranno esercitare la propria attività nella speranza che siano gli ultimi di un anno da dimenticare. (d.r.)