di Antonia Opipari – L’Olio d’oliva. Tra storia, archeologia e scienza. È questo il titolo del libro scritto da Bakhita Ranieri e Thomas Vatrano, l’assortita coppia nella vita e nella passione per la scrittura, che ha voluto mettere insieme le predilezioni di entrambi in questo volume edito da Il Cristallo. Archeologa lei, agronomo lui, in queste righe si raccontano e raccontano com’è nata l’idea di trattare proprio dell’olio d’oliva e che legame esiste tra questo, la storia, l’archeologia e la scienza.
Bakhita: «L’idea è partita da me. – Ovviamente sono sempre le donne ad avere le intuizioni migliori! – Mi è capitato di accompagnare spesso il mio compagno Thomas nel suo lavoro e sono rimasta colpita dalla dedizione che mi ha trasmesso, per questo ho pensato di iniziare le ricerche. Ho sempre avuto una particolare inclinazione verso la scrittura, così ho cercato di far conciliare il mio mondo con il suo e, unendo le nostre conoscenze abbiamo dato vita a questo libro».
Bakhita: «L’idea è partita da me. – Ovviamente sono sempre le donne ad avere le intuizioni migliori! – Mi è capitato di accompagnare spesso il mio compagno Thomas nel suo lavoro e sono rimasta colpita dalla dedizione che mi ha trasmesso, per questo ho pensato di iniziare le ricerche. Ho sempre avuto una particolare inclinazione verso la scrittura, così ho cercato di far conciliare il mio mondo con il suo e, unendo le nostre conoscenze abbiamo dato vita a questo libro».
Thomas: «L’idea di scrivere un libro è venuta a Bakhita, probabilmente appassionatasi alla mia professione, dopo avermi seguito nei campi di ulivo per sopralluoghi o altri interventi. Il connubio archeologia/scienza è vincente, perché in modo del tutto spontaneo nel testo vengono riportati concetti come la coltivazione nel periodo greco-romano che si mettono in rapporto con i tempi nostri. Molto interessante e del tutto attuale è scoprire come gli agronomi romani trattavano la pianta dell’olivo, sin da allora si parlava di qualità dell’olio e di pratiche colturali ecocompatibili. Si narra come l’ulivo fosse una pianta protetta, sacra proprio per la sua importanza culturale, salutare. Si citano tecniche di potatura atte a rispettare l’equilibrio vegeto-produttivo, cosa a volte sconosciuta ai tempi odierni. Tutto ciò credo che, da tecnico, mi porta a fare una considerazione su dove siamo arrivati: nel tempo alla pianta dell’olivo non è stato dedicato il giusto rispetto».
Dunque i territori calabresi si raccontano attraverso le tradizioni legate alla storia dell’olio d’olia, ma in che modo?
Bakhita: «Durante i nostri studi ci siamo accorti che l’ulivo e l’olio aprivano un ponte che non fosse solo contemporaneo ma che faceva eco già nell’antichità. Basta pensare all’olio usato dagli atleti greci o romani per detergersi durante le lotte o impiegato nella preparazione dei profumi, o ancora venerato da Atena. Nel testo ci sono chiari riferimenti al passato in Calabria come a Broglio di Trebisacce (CS) e al Museo del Frantoio nel Parco Archeologico di Scolacium (Roccelletta di Borgia)».
Thomas come ti è venuto in mente di scrivere un libro con la tua fidanzata? Scherzi a parte, come si combinano sull’argomento la scienza e la storia?
T.: «Ahahahah! Scherzi a parte per davvero, Bakhita è una donna, archeologa e guida turistica portata per le materie umanistiche, a lei piace molto scrivere. Nel corso della nostra relazione ho avuto modo di apprezzare questa sua dote e, ho preso al volo la sua proposta di scrivere questo libro, un intreccio delle due professioni, di due mondi che seppur scolasticamente diversi e lontani, sono in stretto contatto tra di loro. L’olio, una matrice nobile, l’”oro verde” noto sin dai tempi antichi, salutare sin dall’antichità. Anche la sua coltivazione ha radici molto antiche, diversi popoli si sono succeduti e hanno portato avanti egregiamente questa pianta. In Calabria sono frequenti esemplari ultra centenari, a volte (in funzione delle stime) anche ultra millenari».
Sulle proprietà dell’olio di oliva si è detto tutto ed il contrario di tutto, ma la verità è? Sfatiamo falsi miti.
Thomas: « L’olio d’oliva, quello buono, ottenuto da coltivazioni biologiche, ecocompatibili, estratto meccanicamente a freddo fa bene! La comunità scientifica vanta centinaia di pubblicazioni scientifiche in cui si esaltano proprietà benefiche sulla nostra salute che vanno dall’azione antitumorale a quella contro il diabete di tipo 2, o prevenzione contro gli ictus,ecc. L’oleocantale, un derivato polifenolico contenuto nell’olio extravergine di oliva ha una funzione antinfiammatoria simile a quella dell’ibuprofene, nota molecola contenuta in farmaci antiinfiammatori non steroidei. Di sicuro l’olio d’oliva non potrà avere l’azione diretta come nel caso dell’ibuprofene ma l’assunzione di olio d’oliva di qualità porterà a notevoli effetti benefici. Non mi stancherò mai di ripetere che ognuno di noi dovrebbe essere un piccolo assaggiatore di olio d’oliva o un sommelier dell’olio, una nuova figura che è nata per consigliare, come nel caso dei vini, gli abbinamenti cibo/olio e portarne avanti il flavour (insieme delle note positive apprezzabili in fase di assaggio). Questa potente arma, l’analisi sensoriale, è l’unico mezzo a nostra disposizione, anche dei non addetti ai lavori, per imparare a scegliere con consapevolezza l’olio da consumare sulle nostre tavole. Approcciate ad assaggiare oli di qualità, la sensazione di bruciore sul palato o l’amaro non sono qualità sgradevoli, ma solo l’insieme di molecole pregiate, i fenoli, che fanno molto bene alla nostra salute! Sappiate scegliere! Un olio di qualità non può costare pochi euro, perché dietro la produzione di questo prezioso nutraceutico (ossia un elemento funzionale, dotato di molecole biologicamente attive) c’è tanto lavoro, costi di manodopera e tanta passione. La Calabria è uno dei produttori più importanti nel panorama nazionale, sia in termini di quantità che di qualità ed è giusto sostenere l’impegno degli imprenditori onesti, che credono nella qualità, nella valorizzazione del territorio. Vorrei lanciare un monito a tutti: la conoscenza alla base delle scelte».
E com’è la vita di un archeologa in Calabria?
Bakhita: « Purtroppo dura. Potremmo, non è una frase fatta, vivere di turismo avendo nella nostra regione, culture che si intrecciano, si condividono e si rispettano, basti pensare ai coloni greci o al popolo albanese, risorse naturalistiche, paesaggistiche, storiche e archeologiche. Mi consola, parlo in veste di guida turistica abilitata, che chi arriva qui, seppur intimorito per le frasi fatte con cui viene etichettata la nostra terra, rimane stupito e affascinato e torna a viverla nelle sue diverse sfumature».
Nella foto gli autori del libro, Thomas Vatrano e Bakhita Ranieri