Gli investigatori tedeschi e italiani sono alle prese con una sospetta rete di riciclaggio nella zona di Monaco di Baviera, come riporta un’inchiesta dei media Ard, Mdr e Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Il caso, denominato “Black Steel”, è legato all’arresto lo scorso febbraio di Maurizio Rullo, imprenditore 65enne di Locri, e alla facilità di prelevare ingenti somme di denaro in Germania senza destare particolari sospetti.
70 milioni di euro prelevati
70 milioni di euro prelevati
Secondo le ricostruzioni – riporta LaPresse -, nell’arco di circa tre anni e mezzo, l’imprenditore italiano e i suoi complici hanno prelevato circa 70 milioni di euro da due banche di Monaco di Baviera. In un solo giorno sarebbero stati prelevati 900.000 euro. Gli inquirenti della Procura di Milano ipotizzano che la maggior parte del denaro provenga da attività illecite. A febbraio, furono arrestati Rullo ed altri 13 sospetti complici nel caso “Black Steel” in Italia e Germania. Nell’indagine sono state coinvolte anche la Procura della Repubblica di Reggio Calabria e la Procura della Repubblica di Monaco di Baviera I, insieme ai carabinieri e all’Ufficio federale di polizia criminale tedesca (Bka).
I rapporti con la ‘ndrangheta
Durante i loro accertamenti, specifica la nota de LaPresse, gli investigatori si erano imbattuti in due società sospette a Malta. Uno dei titolari aveva anche società a Monaco ed era sospettato in Italia di avere legami con la ‘Ndrangheta. Gli investigatori italiani stanno attualmente indagando sul sospetto che denaro della mafia possa essere andato a Rullo tramite il proprietario delle società a Malta. Ma questa non è l’unica pista, nel caso “Black Steel”, che porta alla ‘Ndrangheta. Per ottenere i suoi soldi, Rullo avrebbe creato una rete di società in Ungheria. Le società sono iscritte presso lo studio di un avvocato nei confronti del quale la Procura della Repubblica di Catanzaro ha emesso ai primi di gennaio un mandato di cattura nell’ambito di un procedimento antimafia.
Un gruppo criminale che commerciava in rottami di ferro
Secondo l’accusa, riporta ancora LaPresse, Rullo sarebbe stato a capo di un gruppo criminale che commerciava in rottami di ferro. Ciò che viene contestato è l’aver riciclato il reddito attraverso una complessa struttura aziendale in Germania e Ungheria. Rullo sta ora collaborando con la magistratura e ha parzialmente ammesso i fatti. Rullo – stando sempre a quanto riporta LaPresse – avrebbe acquistato negli anni molte tonnellate di rottami di ferro al mercato nero, per poi vendere il materiale alle fonderie tramite una società di Milano. Usando documenti contraffatti, apparentemente l’imprenditore ha fatto passare i rottami metallici come se fossero stati riciclati correttamente e rivendendoli a un prezzo maggiorato. Per mascherare l’attività illegale, Rullo avrebbe creato una complessa struttura aziendale in Germania, Ungheria, Croazia e Bulgaria per questo scopo. Rullo avrebbe poi trasferito più di 80 milioni di euro su tre conti della sua società di Monaco.. Secondo un investigatore coinvolto nel procedimento, uno degli imputati ha affermato che il presunto gruppo aveva scelto la Germania a causa della mancanza di un limite sui contanti.