L’orrore della guerra nell’esposizione romana dell’artista Rosanna Carlino (FOTO)

I quadri di Carlino, in mostra dal 24 marzo al 7 aprile a Roma, rappresentano uno strumento efficace per comunicare la storia in una forma non usuale e più attuale e diretta

Liliana Segre teme che presto ci stuferemo degli ebrei. Lo scorso anno per lei la magra consolazione di averci visto giusto. Appena quattro settimane dopo la Giornata della Memoria le truppe russe erano entrate in Ucraina, come se l’Olocausto e la Seconda guerra mondiale fossero stati semplici leggende. Anche quest’anno a Liliana bisogna dare ragione, considerato che quella guerra è a rischio di evoluzioni drastiche. Meditare e mantenere viva la memoria sembrano essere l’unica soluzione possibile non solo per evitare che l’orrore si ripeta, ma anche per impedire che il tempo possa condurre l’uomo moderno alla rassegnazione verso quanto storicamente accaduto e commesso.

Il valore dell’arte

Il valore dell’arte

E in questo può giocare un ruolo decisivo l’arte, il cui supremo valore è quello di esprimere con essenzialità e intimità la nostra presenza nel mondo. E’ il fulcro su cui si poggia l’esposizione romana di Rosanna Carlino, nota artista di Soverato. La galleria internazionale Area Contesa Arte, nella storica strada dell’arte in via Margutta a Roma, ospita quattro quadri dell’artista catanzarese dal 24 marzo al 7 aprile nella rassegna “Angelo bianco, angelo nero”. La mostra di Rosanna, capace di plasmare il colore in emozioni e convertire visioni istintuali in pittura e immagini, intende affrontare un male cosmico da sempre motivo di indagini e rappresentazioni: la guerra. Il secondo conflitto mondiale, quello più disastrosa, per estendersi in senso lato a tutti quelli che hanno afflitto l’umanità. Perché i volti del passato sono la memoria del futuro e Hitler e Mussolini, raffigurati in uno dei quadri di Rosanna, incarnano tutte le guerre passate. 

Un dramma eterno

Le opere, realizzate con tecniche miste su supporti dove si intravedono texture che danno al quadro un aspetto pieno di forme, ci attirano nel ‘respingente’ e ‘macabro’ di un incubo reale sul quale riflettere e dove gli scuri fumi dei crematori di Auschwitz si fanno ingombrante presenza nelle coscienze. Dipinti crudi, rivelatori di un dramma eterno, che provocano un forte impatto culturale e ravvivano anche valori etici dell’essere umano rispetto all’Olocausto. Rosanna dà spazio anche agli omosessuali internati nei campi di sterminio, dei quali si è discusso sempre poco e in maniera approssimativa. Hanno la parvenza di spettri, col loro triangolo rosa cucito sulle divise in maniera evidente, affinché potessero essere riconosciuti da lontano ed evitati senza possibilità alcuna di dialogo. Una vergogna non meno crudele ai giorni d’oggi in Russia, dove una recente legge punisce la “propaganda Lgbtq”.

La potenza dell’arte di Carlino

La pittura raccontata dalla Carlino descrive in maniera intensa la situazione degli ebrei in quegli anni travolti dal caos delle orde rivoluzionarie e dai nazisti. Esseri umani sconvolti e confusi dal disordine, che chiedono disperatamente aiuto dispersi in un mare oscuro e grande. Non hanno nessuna caratteristica che possa farli distinguere gli uni dagli altri. Sono quasi oggetti, immobili, proprio per ribadire quella umanità e dignità tolta loro dai nazisti che gli assegnarono dei numeri identificativi. In questo clima di confusione Rosanna manda un messaggio di speranza rappresentato dal fondo celeste costellato di fiori, che fa da sfondo a quattro innocenti bimbi denutriti. 

L’atmosfera che si respira è pesante, di rassegnazione al dramma e angoscia. Riflette non solo la tragedia dell’Olocausto, ma anche la cultura europea dell’epoca, pigra e autoreferenziale, che poco faceva per impedire questo scenario terrificante. L’esposizione romana di Rosanna Carlino rappresenta senza dubbio uno strumento efficace per comunicare la storia in una forma non usuale e più attuale e diretta. Un baluardo di protezione, senza filtri, contro il ripetersi di eventi così agghiaccianti.

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