Lucano e il ricorso in appello: “Mi hanno sottoposto a un processo mediatico”

Nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno preso parte anche i legali di Lucano, sono stati illustrati i motivi del ricorso in appello contro la sentenza a 13 anni e 2 mesi di reclusione
Mimmo Lucano

“Si è trattato di un processo mediatico”. Lo ha ribadito l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, promotore di una nuova forma di accoglienza dei migranti, durante la conferenza stampa, coordinata dal giornalista Pietro Melia, che ha convocato insieme ai suoi difensori,  Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, per illustrare i motivi del ricorso in appello contro la sentenza a tredici anni e due mesi di reclusione inflittagli dal Tribunale di Locri, e le aspettative da parte dei suoi avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, collegato in remoto.

“Errori macroscopici”

“Errori macroscopici”

Daqua, in particolare, ha parlato di “errori macroscopici in relazione alla trascrizione delle numerosissime intercettazioni”, non sempre corrispondenti con l’audio rilevato, lamentando, inoltre, il mancato riconoscimento del Collegio di alcuni particolari favorevoli all’indagato, tra cui l’aggravamento del reato di abuso d’ufficio. “La sentenza – ha detto Daqua – va comunque rispettata. Stessa cosa vale per il principio di presunzione di innocenza. Abbiamo avuto sempre rispetto del giudice e ora lo riponiamo nella Corte d’Appello, che ci auguriamo possa rendere giustizia”.

Pisapia: “Non considerare reati condotte apparentemente sbagliate”

Giuliano Pisapia, richiamando i dettami della Costituzione, ha affermato che “i diritti della solidarietà ne fanno parte integrante, e che non bisogna considerare reati condotte che apparentemente sembrano sbagliate, e che invece sono finalizzate in maniera positiva per la collettività”. Pisapia, ancora, ha detto che “la giustizia penale è anche umana, e il Tribunale non ha dato risposta al principio fondamentale di non punibilità data dall’aver agito in ‘stato di necessità'”.

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