Luigi Cubello, ucciso e dimenticato il giovane carabiniere di Gimigliano

di Nico De Luca  – ricerche storiche e foto da Archivio Mario Saccà

I suoi resti riposano nel cimitero di Gimigliano, alle porte di Catanzaro.

I suoi resti riposano nel cimitero di Gimigliano, alle porte di Catanzaro.

Ma la sua storia e la sua breve vita di giovanissimo caduto per mano tedesca sembra non interessino a nessuno. Nemmeno a coloro che delle memorie belliche fanno vanto, a volte con convinzione altre per esclusivo protagonismo.

Il nome di Luigi Cubello infatti è poco conosciuto nella città capoluogo di regione dove invece le vie e le piazze sono intestate a ben più noti personaggi della storia, ma comunque lontani a queste latitudini.

CHI ERA LUIGI

Il carabiniere era figlio di Francesco, nato a Tiriolo nel 1885 e già presente alle battaglie di Caporetto, del Piave e di Vittorio Veneto, con il Reggimento della 22° divisione di stanza a Catanzaro.

A fine conflitto però egli si trasferì in America. Il figlio Luigi studiò al Tecnico Industriale Scalfaro di Catanzaro ed al momento della visita di leva, presso il Distretto Militare del capoluogo, scelse di arruolarsi nell’Arma.

Egli fu inviato a Roma nel luglio del ’43 quando Mussolini perse la guida del governo affidata da Vittorio Emanuele III al generale Badoglio.

Il giovane Luigi Cubello, assieme al cugino Francesco Gigliotti, capitò nel drappello di militari che arrestò il Duce conducendolo per varie località fino alla sua liberazione organizzata dai tedeschi per ordine di Hitler.

La scorta italiana fu arrestata ed imprigionata con processo e sentenza di condanna a morte.

Alcuni carabinieri accusarono diversi malori e riuscirono prima a farsi ricoverare e poi a fuggire in modo avventuroso tornando alla Legione Lazio. Furono destinati alla stazione di Vicovaro (Roma) dove il giovane lavorò fino a che da lì passarono i tedeschi in ritirata, facendo un immotivato eccidio criminale. Era il 7 giugno del 44.

L’ EPILOGO

Da allora i riscontri sul Nostro risultano indiretti, ma convergenti da trattati e persino testimonianze oculari.  Tutte le caserme dell’Arma subirono saccheggi più o meno gravi sia da parte dei tedeschi che della popolazione che, profittando dello sbandamento die militari fece man bassa di mobili, biancheria, utensili vari solo in parte recuperati dopo la liberazione».

I comandi tedeschi dopo l’ armistizio , come è noto, cambiarono subito atteggiamento verso i soldati italiani e le popolazioni civili.

I carabinieri scelsero la via della difesa delle popolazioni che non avevano esitato a resistere alla repressione germanica.

Ma il 7 giugno 1944, dopo una soffiata di traditori locali, Luigi venne fucilato in località Pratarelle di Vicovaro insieme a sette civili. Il suo nome è ricordato ad eterna memoria nella lapide che ha trovato posto nella sede della Legione Carabinieri Lazio

DA VICOVARO A GIMIGLIANO

Da oramai 70 anni i resti del giovanissimo carabiniere che aveva fatto il partigiano a difesa del popolo ora riposano nel cimitero calabrese ella sua Gimigliano.

«Dopo la tragica morte alle Pratarelle – racconta il fratello Antonio – il suo corpo è stato sepolto nel cimitero del Comune di Vicovaro. Dopo quasi cinque anni la famiglia chiese e ottenne dalle autorità competenti la restituzione dei suoi resti che giunsero qui da noi a novembre del 1949».

Il comune aveva concesso gratuitamente e in eterno, come è previsto per tutti i caduti in guerra, un loculo nel quale fu tumulato.  Sulla lapide ben tenuta e visibile si può leggere il suo nome accompagnato dalla data di nascita (23.11.1924) e da quella di morte (7.6.1944).

Luigi aveva appena 20 neppure compiuti ma col suo coraggio si era resto ‘immortale’ alla Patria, anche se oggi nessuno sembra ricordarlo più, nemmeno all’Istituto Scalfaro che aveva frequentato.

L’epitaffio lo esalta: «Luigi martire per la causa italiana veglia su di noi e sulla patria diletta che per essa sacrificasti la vita».

Il presidente Carlo Azeglio Ciampi ha concesso a lui ed a caduti di Pratarelle la medaglia d’argento al valor militare.

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