Cesare Pasqua resta ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha infatti rigettato il ricorso presentato dai suoi legali l’avvocato Luigi Li Gotti e Vincenzo Pasqua. L’ex capo Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia era stato arrestato lo scorso 7 settembre nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nome in codice “Maestrale-Carthago”. Nei suoi confronti si ipotizza il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Per la Dda di Catanzaro sarebbe a disposizione “dei locali di Limbadi e San Gregorio d’Ippona – pur non essendo inserito stabilmente nel sodalizio criminale – e quindi rispettivamente delle cosche Mancuso e Fiarè e delle ulteriori articolazioni a queste collegate”. I suoi avvocati avevano chiesto la revoca degli arresti domiciliari e per ottenere la liberazione del loro assistito dovranno ora rivolgersi direttamente alla Cassazione.
Al vaglio del Riesame le accuse al presunto assassino di Maria Chindamo
Intanto, dinnanzi al Tribunale del Riesame si stanno discutendo le ultime sessioni dei ricorsi presentati dagli avvocati impegnati nel collegio difensivo del secondo filone della maxi inchiesta “Maestrale”. Oggi toccherà a Salvatore Ascone, 57 anni, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come l’assassino di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa dalla sua azienda agricola di Montaldo di Limbadi (provincia di Vibo) il 6 maggio del 2016. Ascone, difeso dall’avvocato Salvatore Staiano, è finito in carcere con una serie di accuse tra le quali quella dell’omicidio di Maria Chindamo in concorso con altre due persone (una deceduta e l’altra minorenne all’epoca dei fatti). Doppio il movente ricostruito dalla Procura antimafia diretta da Nicola Gratteri: la relazione intrapresa dalla donna con un altro uomo dopo aver lasciato il marito che si è suicidato e l’interesse di Ascone e del clan Mancuso sui terreni agricoli da lei gestiti. Il suo principale accusatore è il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, ex rampollo della famiglia di ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera, che agli inquirenti nel 2021 aveva rivelato che Maria Chindamo era stata uccisa e poi data in pasto ai maiali. Informazioni ricevute dal figlio di Salvatore Ascone, Rocco.
L’istanza di scarcerazione dell’avvocato Francesco Sabatino
Il 12 ottobre davanti al giudice del Riesame si decideranno invece le sorti dell’avvocato Francesco Sabatino, in carcere dal 7 settembre scorso per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli avvocati difensori Michelangelo Miceli e Antonio Caruso avevano già chiesto invano al gip firmatario del provvedimento una misura alternativa al carcere. Si tratta di una richiesta avanzata al termine dell’interrogatorio di garanzia in cui il penalista vibonese si era difeso, respingendo tutte le accuse. Per la Dda di Catanzaro Sabatino avrebbe intessuto rapporti collusivi con la ‘ndrangheta vibonese e sarebbe stato un professionista a disposizione delle cosche per veicolare informazioni riservate, travalicando i limiti del suo mandato difensivo. Contestazioni rispedite al mittente dal diretto interessato che adesso proverà la carta del Riesame per ottenere quanto meno i domiciliari.
L’inchiesta “Maestrale 2”: chi è già tornato in libertà
L’operazione “Maestrale 2” è scattata all’alba dello scorso 7 settembre quando i carabinieri hanno eseguito complessivamente 81 arresti. In 29 sono finiti in carcere mentre altri 52 sotto stati sottoposti ai domiciliari. Per ulteriori tre indagati è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel mirino della Dda di Catanzaro sono finiti esponenti di primo piano della ‘ndrangheta vibonese, con particolare riferimento al locale di Mileto, ma anche imprenditori, avvocati e professionisti. Sono tornati in libertà senza passare dal Tribunale del Riesame ma per decisione del gip distrettuale di Catanzaro Sara Merlini il medico e dirigente dell’Asp Francesco Massara, 66 anni di Mileto, accusato accusato di tentata minaccia aggravata da modalità mafiose nei confronti della veterinaria dell’Asp Nicolina Corigliano (LEGGI QUI); e l’avvocato Azzurra Pelaggi, 46 anni di Vibo Valentia finita ai domiciliari con l’accusa di truffa aggravata dalle finalità mafiose (LEGGI QUI). Un altro indagato “eccellente” è Andrea Niglia, ex sindaco di Briatico ed ex presidente della Provincia di Vibo, finito ai domiciliari con l’accusa di truffa aggravata dalle finalità mafiose e liberato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che ha annullato la misura cautelare (LEGGI QUI). Nei giorni scorsi gli stessi giudici del Tdl hanno annullato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti del boss di Filadelfia Rocco Anello, anche lui coinvolto nella maxi inchiesta. Tuttavia Anello resta in carcere perché detenuto per l’operazione Imponimento (LEGGI QUI).
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