Tra gli indagati “eccellenti” della maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nome in codice “Maestrale”, c’è anche il medico legale Alfonso Luciano, coinvolto nell’indagine in qualità di dirigente Sanitario della Casa Circondariale di Vibo Valentia nonché direttore dell’Ufficio Protezione e Prevenzione Aziendale dell’Asp, e in passato direttore sanitario della stessa Azienda.
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“A disposizione dei Lo Bianco e dei Bonavota”
Pur “non essendo inserito stabilmente nel sodalizio criminale” è accusato di aver fornito, tuttavia, un “concreto, specifico e consapevole contributo per questioni di tipo sanitario mettendosi a disposizione delle locali di Vibo Valentia e Sant’Onofrio, rispettivamente delle cosche Lo Bianco, Mantella, Pardea, Camillò, Bonavota, asservendo – mediante abuso e mercimonio della funzione pubblica ricoperta e strumentalizzazione della professione esercitata – la struttura pubblica e le sue competenze professionali alle esigenze dell’organizzazione, consentendo di garantire, attraverso la propria prestazione professionale, esiti giudiziari favorevoli sodali attraverso la redazione di consulenze mediche compiacenti, fornendo relazioni mediche finalizzate a far ottenere benefici e/o evitare provvedimento disciplinari a carico dei sodali detenuti, intercedendo con ulteriori medici e professionisti dell’Asp di Vibo al fine di cancellare e/o alleggerire le sanzioni amministrative comminate, rivelando notizie riservate anche riguardo le indagini in corso ed imminenti arresti – acquisite grazie alle entrature nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine – ottenendo in cambio beni materiali, somme di denaro, protezione da richieste estorsive, nonché appoggio elettorale (come nel caso delle elezioni del 2004, allorché cercava il sostegno della cosca Bonavota)”. Condotte contestate dagli anni ’90 e permanente nel tempo e in atto. (f.p.)
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