Da una parte un dirigente del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, dall’altra un manager della sanità che per due anni ha ricoperto il ruolo di direttore generale all’Asp di Vibo. Nessuno dei due risulta indagato ma una loro conversazione che risale al 2014 viene registrata finendo agli atti della maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nome in codice “Maestrale Carthago”. Per gli inquirenti è densa di elementi investigativi e il contenuto trova anche importanti riscontri fattuali. Vibo viene descritta come “un posto veramente fuori dal mondo” dilaniato non solo dalla ‘ndrangheta ma anche dalla borghesia mafiosa: “Fuori dal mondo? Lì ci sono state sempre delle faide interne, c’erano tre grosse famiglie che gestivano Vibo Valentia. Loro facevano il bello e il cattivo tempo (…). Avevano il potere, gestivano quasi tutto. Bastava entrare un pochino in competizione e ti maciullavano”.
“Contiguità tra l’elemento mafioso e la società civile”
“Contiguità tra l’elemento mafioso e la società civile”
Il dirigente regionale e l’ex dg fanno nomi e cognomi, raccontano fatti e tirano in ballo Cesare Pasqua, uno degli indagati “eccellenti” dell’indagine coordinata dal pool di magistrati di Nicola Gratteri. Si tratta del potentissimo ex direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo, oggi in pensione, indicato come vicino ai Mancuso di Limbadi e ai Fiarè di San Gregorio d’Ippona e arrestato nel blitz messo a segno dai carabinieri la scorsa settimana. “Quello che a me ha sempre colpito di Vibo – racconta il manager – è questa contiguità tra l’elemento mafioso e la società civile, no? Cioè c’è una contiguità, cioè voglio dire anche Catanzaro non brilla, però non c’è tutta questa immensa zona grigia capito?”. L’interlocutore definisce Vibo come un paesone e l’ex direttore generale dell’Asp ribadisce: “Vibo è un’immensa zona grigia”. Il dirigente della Regione Calabria rincara la dose: “Lì non ti perdonano, lì ti inginocchiano e quando ti inginocchiano tu non ti rialzi più…”. Questa è Vibo vista con gli occhi di chi vibonese non lo è ma in questa città ha lavorato e con i vibonesi ha avuto a che fare. Parole pronunciate nel 2014, cinque anni prima del maxi blitz “Rinascita Scott”.
“Cesare Pasqua molto vicino ai Mancuso”
II contenuto della conversazione tra i due è ritenuto di pregevole livello investigativo per la conoscenza dell’assetto interno dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. “Nell’interlocuzione – annotano gli investigatori – emergeva il collegamento di Cesare Pasqua con i Mancuso e con i Fiarè e l’impegno elettorale delle consorterie criminali e dello stesso Pasqua per far eleggere il figlio Vincenzo (non indagato n.d.r.) quale consigliere regionale”. Sul legame tra l’ex direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo, i due interlocutori anticipano addirittura le dichiarazioni che negli anni successivi i collaboratori di giustizia renderanno alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro: “E’ vero che lui stesso è vicino ai Mancuso (…). Molto vicino”. Nel corso della conversazione si parla di diverse attività intraprese da Pasqua per favorire soggetti vicini alla Locale di Limbadi. Una su tutte: il sequestro di una tonnellata di insaccati ad opera dei carabinieri del Nas nei confronti di un’attività commerciale di Vibo e la restituzione dei prodotti alimentari dopo l’intervento del boss Luigi Mancuso direttamente sul dottore Cesare Pasqua. Sulla gestione interna dell’Asp si sostiene invece che Pasqua avesse costituito un gruppo di “fedelissimi” con il quale controllava le attività dei diversi dipartimenti. Proseguendo nel dialogo i due continuavano a discutere del particolare “clima” percepito a Vibo in relazione alla candidatura di Vincenzo Pasqua. “La campagna elettorale – dice il dirigente della Regione Calabria al manager – loro la fanno, la stanno facendo”. Il riferimento è ai Mancuso. “Vedrai – osserva – quanti voti prenderanno, ricordati quello che ti dico io”. Il figlio di Pasqua sarà effettivamente eletto consigliere regionale nel novembre del 2014 nella lista “Oliverio Presidente” con quasi 5mila preferenze. Ci riproverà cinque anni più tardi tra le file del centrodestra, a sostegno della compianta governatrice Jole Santelli, ma senza fortuna.
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