Mafie: il rapporto, cresce influenza dei gruppi attivi in Europa sud-orientale

“I gruppi della criminalità organizzata presenti ed attivi in Europa sud-orientale sono pronti a continuare ad espandere il loro ruolo in sempre più complessi schemi di traffico illecito su larga scala”. E il loro “rafforzamento all’estero comporta rischi sempre maggiori anche per gli stessi Paesi della regione, alla luce di una sempre maggiore infiltrazione nell’economia legale”: una tendenza, questa, “facilmente prevedibile, quale effetto del lockdown imposto dal Covid-19 e della recessione globale in atto”. E’ l’allarme lanciato dal ‘Report finale in materia di lotta alle reti criminali e al traffico illecito in Europa sudorientale’ curato dal Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, presentato oggi nel corso di un webinar che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente e del direttore generale dell’istituto, Jean-François Thony e Filippo Musca, del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho.

Il rapporto – un corposo lavoro di ricerca, formazione e consultazione che ha coinvolto circa 500 tra policymaker, rappresentanti delle istituzioni, funzionari di organizzazioni internazionali ed esperti del settore di 12 diversi Paesi – segnala “la crescente influenza di alcuni gruppi criminali presenti nei Balcani occidentali, organizzati e ormai fortemente presenti anche a livello internazionale, soprattutto per quel che riguarda la gestione dei traffici di sostanze stupefacenti”.
Il rapporto – un corposo lavoro di ricerca, formazione e consultazione che ha coinvolto circa 500 tra policymaker, rappresentanti delle istituzioni, funzionari di organizzazioni internazionali ed esperti del settore di 12 diversi Paesi – segnala “la crescente influenza di alcuni gruppi criminali presenti nei Balcani occidentali, organizzati e ormai fortemente presenti anche a livello internazionale, soprattutto per quel che riguarda la gestione dei traffici di sostanze stupefacenti”.
Oltre a rafforzare la loro presenza nell’Europa sud-orien­tale, “tali gruppi sono attivi in Paesi caratterizzati da una forte presenza delle cosiddette ‘comunità della diaspora’ (ad esempio, Paesi Bassi, Italia, Turchia, Sudafrica). Ciò risulta ormai palese da tutti quei riscontri investigativi che hanno mostrato una sempre più efficace capacità di cooperazione fra questi gruppi e le rispettive controparti criminali in America Latina e in altre parti del mondo”. In altre parole, tali gruppi criminali “stanno diversificando il loro portfolio criminale” e “si stanno “globaliz­zando, al fine di integrare le loro catene di approvvigiona­mento in altri mercati per realizzare economie di scala e profitti sempre maggiori”.
I Paesi dell’Europa sud-orientale, sempre secondo il Siracusa International Institute for Criminal Justice, “non sono immuni da nessuna delle tipologie di traffico illecito di cui il report si occupa: traffico di droga, armi leggere e di piccolo calibro, tabacco, beni culturali, traffico di esseri umani e di migranti”.
L’attività di contrasto continua a concentrare le sue energie nella lotta al narcotraffico eppure la maggioranza di questi Paesi restano, ad esempio, “i principali Paesi di origine, transito e di destina­zione delle persone oggetto di tratta di esseri umani”. Per non parlare del contrabbando di sigarette e di alcol e del traffico di prodotti contraffatti, di veicoli rubati, di prodotti petroliferi, di rifiuti oltre che di farmaci, settore quest’ultimo che vive “una forte crescita come per i gruppi della criminalità organiz­zata in tutto il mondo”.

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