“I gruppi della criminalità organizzata presenti ed attivi in Europa sud-orientale sono pronti a continuare ad espandere il loro ruolo in sempre più complessi schemi di traffico illecito su larga scala”. E il loro “rafforzamento all’estero comporta rischi sempre maggiori anche per gli stessi Paesi della regione, alla luce di una sempre maggiore infiltrazione nell’economia legale”: una tendenza, questa, “facilmente prevedibile, quale effetto del lockdown imposto dal Covid-19 e della recessione globale in atto”. E’ l’allarme lanciato dal ‘Report finale in materia di lotta alle reti criminali e al traffico illecito in Europa sudorientale’ curato dal Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, presentato oggi nel corso di un webinar che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente e del direttore generale dell’istituto, Jean-François Thony e Filippo Musca, del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho.
Oltre a rafforzare la loro presenza nell’Europa sud-orientale, “tali gruppi sono attivi in Paesi caratterizzati da una forte presenza delle cosiddette ‘comunità della diaspora’ (ad esempio, Paesi Bassi, Italia, Turchia, Sudafrica). Ciò risulta ormai palese da tutti quei riscontri investigativi che hanno mostrato una sempre più efficace capacità di cooperazione fra questi gruppi e le rispettive controparti criminali in America Latina e in altre parti del mondo”. In altre parole, tali gruppi criminali “stanno diversificando il loro portfolio criminale” e “si stanno “globalizzando, al fine di integrare le loro catene di approvvigionamento in altri mercati per realizzare economie di scala e profitti sempre maggiori”.
I Paesi dell’Europa sud-orientale, sempre secondo il Siracusa International Institute for Criminal Justice, “non sono immuni da nessuna delle tipologie di traffico illecito di cui il report si occupa: traffico di droga, armi leggere e di piccolo calibro, tabacco, beni culturali, traffico di esseri umani e di migranti”.
L’attività di contrasto continua a concentrare le sue energie nella lotta al narcotraffico eppure la maggioranza di questi Paesi restano, ad esempio, “i principali Paesi di origine, transito e di destinazione delle persone oggetto di tratta di esseri umani”. Per non parlare del contrabbando di sigarette e di alcol e del traffico di prodotti contraffatti, di veicoli rubati, di prodotti petroliferi, di rifiuti oltre che di farmaci, settore quest’ultimo che vive “una forte crescita come per i gruppi della criminalità organizzata in tutto il mondo”.