Slitta l’udienza preliminare a carico di una presunta organizzazione in grado di far arrivare clandestinamente nelle coste calabresi decine di giovani nigeriane ridotte in schiavitù
di Gabriella Passariello
di Gabriella Passariello
Ha patteggiato la pena a 2 anni e 4 mesi Vincenzo Criserà, accusato di sfruttamento in concorso e favoreggiamento alla prostituzione di giovani donne africane, dai 19 ai 30 anni di età. Criserà che era stato raggiunto insieme altre sei persone da un provvedimento di fermo, emesso dalla Dda di Catanzaro nell’ ambito dell’operazione Locomotiva, scattata nel dicembre 2017, è accusato di essere il fiancheggiatore, colui che avrebbe favorito, con il ruolo di autista e di incaricato, il reperimento di nuovi alloggi destinati al meretricio, ottenendo a volte in cambio dalle giovani donne prestazioni sessuali su richiesta della loro madam. Il patteggiamento è avvenuto subito dopo il rinvio dell’udienza per lo stesso troncone di inchiesta a carico di una presunta organizzazione in grado, secondo le ipotesi di accusa, di far arrivare clandestinamente nelle coste italiane e calabresi decine di giovani nigeriane costrette a prostituirsi, anche con violenze e dietro la minacce di riti di magia nera “vodoo/juju”.Si tratta di Ifueko Aiyamekhe, madame sul territorio di Sant’Eufemia; Silvia Ekuaze James madame sul territorio di Sant’Eufemia; Osagie Omoregie, compagno di Ifueco con il compito di intrattenere i contatti con Nigeria e Libia, provvedendo al procacciamento delle donne e all’organizzazione di tutte le fasi della tratta; Joy Enoma madame sul territorio di Lamezia, Gift Idahosa madame sul territorio di Rosarno; Le accuse a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della transnazionalità.Il gup del Tribunale di Catanzaro Francesca Pizii ha rinviato l’udienza, a loro carico, per difetti di notifica del decreto di fissazione dell’udienza preliminare al prossimo 1 aprile.
I riti voodoo e la prigionia. I vertici dell’organizzazione avrebbero sottoposto le giovani donne a rituali di magia nera “voodoo- juju”, per vincolarle al pagamento del debito contratto per effettuare il viaggio verso la penisola italiana per un importo variabile dai 25mila ai 30mila euro. Rompere il giuramento nella loro cultura avrebbe significato macchiarsi di disonore. Da quel momento sarebbe iniziato un lungo viaggio durante il quale attraverso il deserto del Niger, venivano trasferite in Libia, dove attendevano tra abusi e violenze di arrivare in Italia. Molte volte durante queste attese le donne venivano catturate e trattenute nei campi di prigionia e il gruppo criminale grazie ai suoi ramificati contatti con i “connection men” riusciva a corrompere le guardie libiche e previo pagamento di 5mila dinar a farle liberare. Ma sulle nostre coste ad attenderle non c’era la vita promessa. Rintracciate nei centri di accoglienza venivano trasferite in varie località e costrette a vendersi.L’unica priorità per la loro madam era che pagassero il debito contratto tanto da costringerle ad abortire in casa, private di cibo e acqua se non avessero guadagnato abbastanza durante il giorno. Parte dei guadagni dell’attività di meretricio venivano investiti in una “contribuito”, una cassa comune messa a disposizione delle madam per l’acquisto di nuove donne.
L’attività investigativa. Le indagini, iniziate nel gennaio 2017 dopo la denuncia di una delle vittime, hanno permesso agli investigatori di individuare uno strutturato e pericoloso sodalizio criminale, operante in diverse località del territorio italiano con ramificazioni in Nigeria e Libia.