MALAPIGNA | Ventinove misure cautelari tra Reggio e Catanzaro (NOMI-VIDEO)

Misure cautelari nei confronti di 29 persone e 5 società, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Monza Brianza, Brescia e Bergamo

Dalle prime ora di questa mattina, i Carabinieri del Gruppo Forestale di Reggio Calabria, coadiuvati dai Carabinieri Forestali afferenti a vari Reparti in Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, e dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori Calabria”, dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia e dell’Aliquota di Primo Intervento di stanza a Reggio Calabria, sono impegnati nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare personale a carico di 29 persone, con contestuale decreto di sequestro preventivo per cinque società operanti nel settore dei rifiuti e di somme per equivalente, emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti, intestazione fittizia di beni, estorsione, ricettazione, peculato, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, violazione dei sigilli e danneggiamento aggravato.

Il provvedimento

Il provvedimento

Il provvedimento, adottato nella fase delle indagini preliminari e salve le ulteriori determinazioni dell’Autorità giurisdizionale di merito, è stato eseguito nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Brescia e Monza-Brianza. Le indagini condotte dai militari del Nipaaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) di Reggio Calabria, sotto la direzione del procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri e coordinate dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dai sostituti procuratori Gianluca Gelso, Paola D’ambrosio e Giorgio Panucci, sono state avviate nell’anno 2017 e hanno tratto origine da un sopralluogo eseguito nella sede aziendale della società “Ecoservizi Srl”, ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica, sita nella zona industriale di Gioia Tauro e gestita dalla famiglia Delfino, da decenni attiva nel settore.

Traffico di rifiuti e la base dei rifiuti a Gioia Tauro

I primi riscontri investigativi hanno evidenziato che la società, nonostante fossero oggetto dei provvedimenti di sospensione dell’autorizzazione al trattamento dei rifiuti e di cancellazione dall’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, fosse diventata il fulcro di un’attività organizzata per il traffico di rifiuti speciali di natura metallica, con base operativa a Gioia Tauro e con marcate proiezioni sul territorio nazionale e internazionale. Rocco Delfino, per anni socio e procuratore speciale della società, con il contributo materiale e morale di ulteriori persone, mediante artifizi volti ad aggirare la normativa antimafia, promuoveva un’associazione volta al traffico illecito di rifiuti mediante la gestione di aziende fittiziamente intestate a soggetti terzi ma riconducibili alla diretta influenza e al dominio della famiglia Delfino, quali la società Mc Metalli Srl e la ditta Cm ServiceMetalli Srl.

Prestanome di traffici illeciti

Gli amministratori aziendali di tali aziende si palesavano quali prestanome dei traffici illeciti dei Delfino, con una completa ed incondizionata comunione di affari ed interessi. L’obiettivo era quello di servirsi dell’immagine e del nome di società apparentemente “pulite”, rette da un amministratore legale privo di pregiudizi penali e di polizia, avente tutte le carte in regola per poter ottenere le autorizzazioni necessarie alla gestione di un settore strategico, qual è quello dei rifiuti speciali, ed in tal modo intrattenere rapporti contrattuali con le maggiori aziende siderurgiche italiane, contrattare l’importazione e l’esportazione di rifiuti da e per stati esteri, nonché aspirare all’iscrizione in white list negli elenchi istituiti della Prefettura.

Il dominio della ditta Delfino

Nel programma criminale mafioso della famiglia Delfino rientrava, inoltre – secondo l’accusa –, il dominio assoluto della ditta Delfino Srl, società in confisca definitiva sin dall’anno 2007 in quanto oggetto di un procedimento di prevenzione attivato nei confronti della famiglia Delfino alla fine degli anni novanta, sull’assunto che il Rocco Delfino e i fratelli gravitassero nella galassia della famiglia ‘ndranghetistica dei Molè. Le indagini permettevano di accertare che la società confiscata Delfino Srl, ancora attiva sul mercato, altro non fosse che un’azienda di schermatura per le attività illecite dei fratelli Delfino, con il concorso attivo dei coadiutori e amministratori designati dall’Agenzia Nazionale dei beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, nonché di professionisti (avvocati, consulenti, commercialisti ed ingegneri ambientali) che prestavano per la stessa la propria opera di intelletto, con metodo fraudolento e sotto la direzione dei Delfino.

Un clima di intimidazione e prevaricazione

Rocco Delfino infiltrava la Delfino Srl con professionisti spregiudicati a lui fedeli, esercitava la sua influenza convocando i coadiutori al suo cospetto e dettando loro i comportamenti da opporre alle richieste dell’Anbsc. Il tutto finalizzato a mantenere il completo controllo mafioso della società in confisca, in un clima di intimidazione e prevaricazione. Altra allarmante condotta delittuosa accertata nel corso delle indagini riguardava lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso attività di interramento nel suolo, diventato oggetto di investigazione e di accertamenti tecnici eseguiti dai consulenti tecnici nominati dalla Procura della Repubblica. Autocarri aziendali partivano dalla sede della società con il cassone carico di rifiuti speciali, spesso riconducibili a “Car Fluff” (rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle auto) e giungevano in terreni agricoli posti a pochi metri di distanza, interrando copiosi quantitativi di rifiuti, anche a profondità significative. Gli accertamenti eseguiti portavano a disvelare anche l’interramento di altri materiali, quali fanghi provenienti presumibilmente dall’industria meccanica pesante e siderurgica. Tali terreni agricoli, a seguito degli interramenti ed a cagione di essi, risultavano gravemente contaminati da sostanze altamente nocive, alcune di esse rilevate sino a valori pari al 6000% del limite previsto, con il concreto ed attuale pericolo che le sostanze inquinanti possano infiltrarsi ancor più nel sottosuolo determinando la contaminazione anche della falda acquifera sottostante.

Le indagini permettevano inoltre di documentare specifiche vicende estorsive a danno di imprese impegnate nell’appalto per la demolizione delle gru di banchina ormai obsolete del porto di Gioia Tauro. Tale vicenda vedeva coinvolti in prima linea alcuni degli odierni arrestati, nello specifico Rocco Delfino e Domenico Cangemi, quali esponenti della cosca Piromalli di Gioia Tauro, e Francesco B. Palaia quale esponente della cosca Bellocco di Rosarno. L’attività investigativa consentiva inoltre di ricostruire i rapporti tra Rocco Delfino, Aurelio Messineo (fedelissimo del boss Piromalli Giuseppe alias “Facciazza”) e l’avvocato Giancarlo Pittelli, legale di fiducia della famiglia Piromalli.

Informazioni dall’interno del carcere

Dalle indagini emergeva – secondo gli inquirenti – che l’avvocato Giancarlo Pittelli veicolava informazioni dall’interno all’esterno del carcere tra i capi della cosca Piromalli detenuti al 41bis, ossia  Giuseppe Piromalli, 76 anni detto “Facciazza” ed il figlio Antonio Piromani 49 anni, e  Rocco Delfino, persona di estrema fiducia dei Piromalli in quanto elemento di vertice della stessa cosca.

Pittelli e i favori a Rocco Delfino

Inoltre, l’avvocato Giancarlo Pittelli si attivava a favore Rocco Delfino nelle vicende giudiziarie riguardanti la revisione del procedimento di prevenzione nei confronti della società in confisca Delfino s.r.l., pendente dinanzi al Tribunale di Catanzaro Sezione Misure di Prevenzione, con l’intento di “influire” sulle determinazioni del Presidente del Collegio al fine di ottenere la revoca del sequestro di prevenzione, nonché con una serie di ulteriori condotte che esulavano dal mandato difensivo. Anche  Aurelio Messineo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il trait d’union tra il nucleo familiare del boss  Giuseppe Piromalli  e Rocco Delfino, come necessario veicolatore dell’esigenze espresse dalla famiglia di ‘ndrangheta. Difatti ogni contatto veniva intermediato da Aurelio Messineo e dall’avvocato Giancarlo Pittelli i quali garantivano che l’impegno profuso da Delfino a favore della cosca fosse rappresentato a chi di dovere, ossia ai componenti del nucleo familiare di Giuseppe Piromalli, 76 anni. È in quest’ottica che Delfino assumeva un ruolo di tutore degli interessi della cosca Piromalli, attento a curarne le esigenze familiari e le vicende giudiziarie, pronto a sostenere economicamente, in nome e per conto della cosca, anche le spese di difesa.

Vanno in carcere

Destinatari di una misura cautelare in carcere, Rocco Delfino; Giovanni Delfino, 64 anni; Giovanni Delfino, 28 anni; Salvatore Delfino; Domenico Cangemi; Aurelio Messineo; Francesco Benito Palaia; Giancarlo Pittelli e Roberto Forgione

Vanno ai domiciliari

Il gip ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Giuseppe Antonio Nucara; Alessio Alberto Gangemi; Deborah Anna Cannizzaro; Concetta Zappone; Domenico Giordano; Giulio Calabretta; Salvatore Trovato Mazza; Orlando Galatà; Pier Paolo Cavallari; Vincenzo Muratore

Obbligo di dimora

Mentre è stato previsto l’obbligo di dimora per Cosimo Bevilacqua; Domenico Amato; Mariapaola Palermo; Pierino Amato; Francesca Arceri; Girolamo Bruzzese; Giuseppe Petracca; Riccardo Marino; Matteo Rocco Delfino

Il gip distrettuale ha inoltre disposto la misura dell’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di Fabio Taverniti.

Le società sequestrate

Sono state sottoposte al sequestro preventivo, comprensivo dell’intero patrimonio: l’ntero capitale sociale e patrimonio aziendale della Ecoservizi srl con sede legale in Gioia Tauro (RC); la ditta individuale Rd di Rocco Delfino, con sede legale in Catanzaro; la Cm ServiceMetalli Srl, con sede legale in Ravenna; la ditta individuale Giovanni Delfino (28 anni), con sede in Gioia Tauro (RC) e la ditta individuale Giovanni Delfino (64 anni) E’ stato disposto, inoltre, il sequestro preventivo della somma complessiva di 1.609.942 euro di cui 909.442 euro nei confronti delle società Rd di Rocco Delfino, Ecoservizi Srl, Mc Meralli Srl, Cm ServiceMetalli Srl, nonché della somma di 700.500 euro nei confronti di Rocco Delfino, Giuseppe Antonio Nucara e Alessio Alberto Gangemi.

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