Soli in quella stanza di ospedale del De Lellis, attaccati alla flebo per la somministrazione del trattamento chemioterapico mentre il presunto orco con il camice bianco li violenta. Pazienti, costretti a subire lo strofinio delle parti intime del loro infermiere sul braccio o tra le gambe, stesi in quel lettino bianco, mentre tentano di allontanare “l’uomo nero” come se non fosse già abbastanza per loro dover lottare contro il cancro. Domenico Sinopoli, 44 anni, quello che doveva essere il loro infermiere, colui che avrebbe dovuto vigliare sulla cura a cui i due pazienti si stavano sottoponendo, si avvicina al loro letto, manovrando la bottiglia della flebo, inducendoli a credere che qualcosa non stesse andando bene nella somministrazione della terapia, per creare in modo subdolo un contatto con i suoi genitali.
Costretti a soddisfare gli appetiti sessuali dell’infermiere e minacciati
Costretti a soddisfare gli appetiti sessuali dell’infermiere e minacciati
Pazienti obbligati a subire ripetuti atti sessuali contro la loro volontà al solo scopo di soddisfare le sue voglie e minacciati di far valere le sue conoscenze criminali nell’ambiente lametino, per evitare che aprissero bocca contro di lui o che venisse denunciato. Una storia di inaudita violenza iniziata a febbraio e continuata fino a maggio scorso, mese in cui arriva in Procura una segnalazione del Commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera Dulbecco, che fa scattare l’inchiesta del sostituto procuratore Graziella Viscomi. I riscontri non lasciano margini sull’esistenza della gravità indiziaria al punto che la Procura chiede e ottiene dal gip Gilda Danila Romano la misura cautelare in carcere nei confronti di Sinopoli per violenza sessuale e concussione e gli arresti domiciliari per minaccia aggravata, misure eseguite nella prima mattinata di oggi dal comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro.
Il camice bianco che intasca i soldi del ticket
Ma Sinopoli è anche indagato per peculato mediante profitto di un errore altrui, perché in qualità di infermiere in servizio all’Unità operativa di oncologia, incaricato di pubblico servizio, “giovandosi dell’errore di un paziente sulle modalità di prenotazione delle visite, riceveva indebitamente in quanto non facultato alla riscossione del ticket, la somma di 120 euro per ottenere la prenotazione e successiva esecuzione di una visita ematologica, mai avvenuta”.
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