Minacciò il padre di morte, il Riesame: “No alla misura cautelare per il figlio”

I giudici del collegio hanno accolto le tesi difensive bocciando la richiesta di misura cautelare formulata dalla Procura
Francesco Tarzia

“Il gip ha correttamente qualificato i fatti in base al compendio investigativo posseduto”. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, presidente Mario Santoemma, a latere Arianna Roccia e Roberta Cafiero, ha boccato la richiesta della Procura di applicare la misura cautelare del divieto di avvicinamento al padre nei confronti di G. L. imputato in concorso con la madre R. S., 62 anni, di Catanzaro per maltrattamenti in famiglia (LEGGI QUI).

Gravi indizi assenti

Gravi indizi assenti

I giudici del collegio hanno accolto la richiesta dell’avvocato difensore Francesco Mancuso, ritenendo mancanti gli indizi di reiterazione e abitualità della condotta, che la legge richiede per la configurazione del reato di maltrattamenti in famiglia, confermando l’ordinanza emessa dal gip il 3 novembre 2021.  Entrambi secondo le ipotesi accusatorie avrebbero vessato l’uomo, pretendendo continuamente somme di denaro, sputandogli addosso e impedendogli di entrare in casa:  “Devi andare via da casa, sei un poco di buono, non vali a niente, provieni da una famiglia squallida, ti prendo con il palo, ti butto dalle scale”. Ma con una differenza non di poco conto: mentre le vessazioni della donna nei confronti del marito sarebbero state frequenti e riscontrabili in base alle puntuali dichiarazioni della parte civile, tanto da applicare all’epoca dei fatti ad R. S., (prima sottoposta all’allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento al marito), un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari, le condotte poste in essere dal figlio non sono tali da disporre nei suoi confronti una misura cautelare.

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