Il coordinamento delle Camere Penali Calabresi, costituito dalle camere territoriali di Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Palmi, Rossano, Castrovillari, Lamezia Terme, Locri e Paola esprime in una nota “solidarietà e vicinanza a Marcello Manna, nostro caro amico e collega, giudicato ieri, in primo grado, dal GUP di Salerno. I medesimi sentimenti sono rivolti alla Camera Penale di Cosenza che l’avvocato Manna ha prestigiosamente rappresentato nel recente passato”. “Vicinanza significa anche condivisione, e non di maniera, dei contenuti e dello spirito della posizione che ha assunto il direttivo della Camera di Cosenza in queste ore. Non è sede né momento per assumere posizioni rispetto al merito della vicenda giudiziaria, al contenuto dell’accusa e alle ragioni della difesa. La rispettiva forza persuasiva sarà sperimentata nelle ulteriori fasi del giudizio; l’auspicio è che il processo restituisca integra, a noi e a tutti, la figura dell’avvocato prestigioso che tanto lustro ha dato, e siamo certi continuerà a dare, alla Toga”.
“Ci esprimiamo invece e senza indugio, sulla diffusione a “orologeria” da parte di un organo pubblico di notizie concernenti l’esito della tanto controversa vicenda cautelare che si è sviluppata in parallelo al processo, palesemente “sfruttata” al fine di influenzare la decisione di merito. Non siamo certo sorpresi: ci sono note le prassi irridenti della normativa attuativa della presunzione di innocenza; non scopriamo certo l’abuso quando e perché investe un avvocato. Registriamo, ancora una volta, una tendenza “autoritaria” e “illiberale” del potere giudiziario che si declina anche attraverso un metodo di divulgazione propagandistico delle vicende processuali cautelari che, proprio per la loro “provvisorietà” dovrebbero essere maneggiate con cura. Propensione che certamente non può essere eradicata da regole, ma solo dalla “cultura” dei diritti fondamentali della persona. Consapevolezza intellettuale che dovrebbe accomunare tutti gli attori della giurisdizione. Sicché, nella mai tollerata presa d’atto dell’ennesima sua violazione, rimane inalterato l’impegno intellettuale e di testimonianza affinché non si smarrisca il valore inestimabile della “presunzione d’innocenza”.
“Ci esprimiamo invece e senza indugio, sulla diffusione a “orologeria” da parte di un organo pubblico di notizie concernenti l’esito della tanto controversa vicenda cautelare che si è sviluppata in parallelo al processo, palesemente “sfruttata” al fine di influenzare la decisione di merito. Non siamo certo sorpresi: ci sono note le prassi irridenti della normativa attuativa della presunzione di innocenza; non scopriamo certo l’abuso quando e perché investe un avvocato. Registriamo, ancora una volta, una tendenza “autoritaria” e “illiberale” del potere giudiziario che si declina anche attraverso un metodo di divulgazione propagandistico delle vicende processuali cautelari che, proprio per la loro “provvisorietà” dovrebbero essere maneggiate con cura. Propensione che certamente non può essere eradicata da regole, ma solo dalla “cultura” dei diritti fondamentali della persona. Consapevolezza intellettuale che dovrebbe accomunare tutti gli attori della giurisdizione. Sicché, nella mai tollerata presa d’atto dell’ennesima sua violazione, rimane inalterato l’impegno intellettuale e di testimonianza affinché non si smarrisca il valore inestimabile della “presunzione d’innocenza”.