di Mimmo Famularo – Dieci o quindici chili di cocaina purissima per commettere un omicidio “eccellente” a Bologna. Nel mirino del clan dei Piscopisani ci sarebbe stato anche Francesco Ventrici di San Calogero, il broker della cocaina. A svelare il retroscena è stato il collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel corso dell’esame al quale si è sottoposto nel filone principale del processo scaturito dalla maxi-inchiesta antimafia “Rimpiazzo” che si sta celebrando dinnanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. “Gli avevano promesso ai Piscopisani, allo stesso Scrugli, che dovevano uccidere o a Francesco Ventrici o un altro che adesso mi sfugge, che come contropartita quest’altro broker gli avrebbero dato un dieci, quindici chili di cocaina purissima, se avessero fatto questo omicidio”. A riferirlo a Mantella sarebbe stato Francesco Scrugli che non può confermare o smentire perché nel marzo del 2012 è stato assassinato in un agguato compiuto al Pennello di Vibo Marina nell’ambito della faida tra i Piscopisani e i Patania di Stefanaconi.
La guerra dei narcos
La guerra dei narcos
Più o meno nello stesso periodo il Vibonese era stato teatro di un’altra guerra che aveva lasciato sul campo di battaglia due “narcos” di primo livello: Vincenzo Barbieri di San Calogero e Mimmo Campisi di Nicotera. Ma chi voleva uccidere l’altro narcotrafficante vibonese Ventrici? Chi era il mandante chiede il pm antimafia Andrea Mancuso nel corso dell’esame?: “Non lo so se era la fazione di Barbieri – risponde il pentito – che volevano uccidere Ventrici perché ai tempi praticamente erano successi due, tre omicidi e tutti e tre i broker, hanno ucciso a Mimmo Campisi, che era un broker, hanno ucciso a Barbieri, che era un altro broker, e il terzo broker del vibonese, era appunto Ventrici”. Mantella dice di avere ricordi vaghi di quello che stava succedendo (“lì c’era un po’ di confusione”) ma aggiunge che nel business del narcotraffico la fazione dei Piscopisani era legata a Barbieri. “Erano in affari – ribadisce – con Giorgio Galiano e con lo stesso Barbieri, poi io le dinamiche, come si sono decentrati, come si sono determinati, onestamente non ho contezza”. Nel Vibonese arrivavano comunque fiumi di cocaina che si trasformavano in fiumi di soldi. Il pentito svela il meccanismo che ha permesso ai vari clan di arricchirsi. “Tu vai a comprare un chilo di cocaina, 900 euro, 1000 euro al massimo, direttamente dalla Bolivia, dall’America Latina, e poi tu la vendi all’ingrosso senza nemmeno venderla, la cocaina, a 14 mila, 15 mila euro, e quindi è chiaro che i Piscopisani erano legati a questo broker, che li faceva acquistare la cocaina praticamente a mille euro, novecento euro, insomma. Si faceva un fiume di soldi. Poi sarà stata una questione di concorrenza, perché è la stessa cosa dei commercianti, voglio dire, una questione di gelosia, di concorrenza. Magari il Ventrici avrà soffiato il canale a Barbieri o viceversa, insomma”.
“I Piscopisani? Sono stati sottovalutati e ora sono una potenza”
Da piccolo gruppo criminale, i Piscopisani – secondo quanto sostenuto da Mantella – sarebbero diventati uno dei clan più ricchi della provincia di Vibo Valentia con la grande distribuzione della droga. “Hanno avuto questa esplosione criminale, erano stati sottovalutati, però alla fine sono diventati una potenza, lo sono tuttora una potenza”. La cocaina veniva quindi comprata in Calabria e poi smerciata nelle ricche piazze dell’Emilia-Romagna. A raccontarlo sempre Andrea Mantella: “In quel periodo storico erano in stretti contatti – afferma – con l’Emilia Romagna, perché c’erano i cugini su Bologna, in particolare Sacha Fortuna e Davide, adesso non mi ricordo più quali altre persone avevano questi canali, e facevano la grande fornitura sulla zona dell’Emilia”. Epicentro dei loro traffici sarebbe stata la città di Bologna, la stessa dove avrebbero dovuto uccidere Ventrici. Fiumi di droga per fiumi di soldi reinvestiti in locali, barche, persino yatch riferisce l’ex boss scissionista nell’udienza di “Rimpiazzo”. “Magari a Vibo – aggiunge – giravano con la 500 scassata, ma a Roma spadroneggiavano in Ferrari e a Bologna idem. Questa è una situazione che l’ha vissuta pure Francesco Scrugli che a Roma con loro andava in giro in Ferrari, a Bologna andava in giro in Ferrari, tutte le notti in nightclub, orologi. Tutte quelle magnacciate lì c’erano tutte”.
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