di Danilo Colacino – Un magistrato coraggioso, una donna in prima linea, che da procuratore aggiunto di Cosenza ha deciso – chiamata dal presidente pentastellato Nicola Morra – di spendere le sue indubbie competenze in favore della commissione parlamentare Antimafia. Si tratta, come ovvio, di Marisa Manzini, soprattutto invisa al potente clan Mancuso di Limbadi ma non solo, di cui oggi si è occupata Il Fatto Quotidiano.
Motivo? Lo stesso Pm – peraltro unitamente al collega di attuale funzione di origine napoletana, ma fino poco tempo fa in servizio alla Dda di Palermo, Roberto Tartaglia – non gode più di misure di sicurezza personale adeguate. Al togato, infatti, è stata tolta la scorta vera e propria (che può considerarsi tale solo se è applicata una protezione classificata di secondo livello) e assegnata una tutela.
Motivo? Lo stesso Pm – peraltro unitamente al collega di attuale funzione di origine napoletana, ma fino poco tempo fa in servizio alla Dda di Palermo, Roberto Tartaglia – non gode più di misure di sicurezza personale adeguate. Al togato, infatti, è stata tolta la scorta vera e propria (che può considerarsi tale solo se è applicata una protezione classificata di secondo livello) e assegnata una tutela.
Ma in cosa si traduce tutto questo? Semplice: la Manzini, così come Tartaglia, ha adesso al ‘seguito’ un solo agente (più autista) a bordo di una altrettanto unica auto blindata su cui viaggia pure lei stessa.