di Carmen Mirarchi – Loredana Curto è la zia Marco Gentile, il giovane catanzarese che ad appena 18 anni è stato ucciso, nell’ottobre del 2015, da un suo coetaneo. L’assassinio accadde alle 19 circa nella zona dei Giardini in pieno centro a Catanzaro. Tre coltellate da parte di Nicolas Sia mentre Marco scriveva sul cellullare, ma la furia non terminò, perché ci furono altre nove coltellate. Dopo anni di battaglia in Tribunale ancora non c’è una sentenza definitiva. Adesso, dopo la condanna a 16 anni, si attende la data per la nuova udienza. La famiglia di Marco parla di una decisione ingiusta in quanto è stata riconosciuta la premeditazione, ma non le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi.
“Si era parlato di un debito di cinque euro, di droga, di bullismo. Mio nipote non faceva uso di droga come testimonia l’autopsia e non era un ragazzo cattivo. Non ha mai commesso atti di bullismo. Mio nipote è una vittima e chi ha commesso questo omicidio deve stare in carcere per sempre”.
“Si era parlato di un debito di cinque euro, di droga, di bullismo. Mio nipote non faceva uso di droga come testimonia l’autopsia e non era un ragazzo cattivo. Non ha mai commesso atti di bullismo. Mio nipote è una vittima e chi ha commesso questo omicidio deve stare in carcere per sempre”.
Questa la dichiarazione di Loredana Curto che ci racconta Marco, affinché nessuno possa macchiare il ricordo di un ragazzo morto troppo presto. Loredana ci spiega anche come per la madre di Marco sia ormai impossibile vivere e fa un appello affinché “la giustizia non uccida nuovamente Marco”.
Redazione Calabria 7