Due condanne ribaltate in assoluzioni. La terza sezione penale della Corte di appello chiamata a pronunciarsi dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, ha scagionato Giuseppe Santacroce, 62 anni di Pizzo (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Aldo Ferraro), Antonio Santacroce, 37 anni, residente a Curinga (assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino), padre e figlio, titolari dell’omonimo vivaio floreale ubicato tra Pizzo e Curinga, dall’accusa di aver coltivato all’interno della loro azienda oltre 5mila piante di canapa indiana nonché per aver detenuto quasi 600 chili di marijuana.
Il lungo iter giudiziario
Il lungo iter giudiziario
Entrambi erano stati condannati in primo e secondo grado, poi la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha riaperto una partita che sembrava già chiusa, annullando con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Catanzaro il 22 novembre dell’anno scorso., giorno in cui a Giuseppe Santacroce, erano stati inflitti sei anni di reclusione mentre al figlio Antonio Santacroce, 37 anni, residente a Curinga, sette anni e 80 mila euro di multa. Un verdetto impugnato davanti alla Suprema corte che, accogliendo il ricorso dei legali difensori, si era pronunciata favorevolmente annullando le condanne e rinviato gli atti nuovamente a Catanzaro per un nuovo giudizio da parte di un’altra sezione della Corte d’appello, che oggi ha assolto entrambi gli imputati (g. p.).