di Maria Teresa Improta – Esami di maturità al via anche a Catanzaro. Centinaia di studenti, muniti di mascherine, oggi in città hanno iniziato ad affrontare il maxi colloquio di 60 minuti che li porterà a concludere il percorso di studi scolastici avviandoli al mondo universitario o al mercato del lavoro. Grande emozione nei cortili tra i ragazzi, ma anche tra i professori dopo mesi di didattica a distanza e lezioni in presenza a singhiozzo.
La testimonianza degli studenti
La testimonianza degli studenti
“Avevo un po’ di ansia. Ieri sera – afferma una studentessa dell’Istituto Tecnico Commerciale Grimaldi – ho ripetuto un po’, ho ascoltato Notte prima degli esami di Venditti e poi mi sono messa a dormire. Penso che questo esame sia più difficile rispetto agli altri anni. Certo il supporto dei professori non è mancato. La parte più complicata per me è stata preparare l’elaborato che è il punto dal quale partiremo per iniziare l’esame. A seguire lavoreremo sul testo di italiano, successivamente sosterremo il colloquio con tutte le materie e concluderemo discutendo dell’esperienza dell’alternanza scuola lavoro”. Non diversa la percezione degli studenti dell’Istituto Tecnico Settore Tecnologico Scalfaro. “L’esame di Stato oggi non è come gli altri anni. I professori – conferma lo studente – ci hanno dato una mano e finalmente possiamo dire che ci siamo liberati di questa scuola. Siamo arrivati qui anche grazie a loro, dobbiamo fare del nostro meglio. Dopo gli studi cercherò un lavoro, qualsiasi cosa andrà bene perché di questi tempi non è facile trovare occupazione”.
“Fare gli esami di Stato ai tempi del Covid significa crescere e maturare – dichiara un altro ragazzo che frequenta l’ITST Scalfaro – perché veniamo da quasi due anni in cui non abbiamo potuto studiare benissimo. Ci siamo impegnati al massimo per superare questo ostacolo e credo che nel futuro questo ci aiuterà molto a entrare nel mondo del lavoro. Ho studiato in tranquillità a casa, in compagnia della musica per rilassarmi. La mia preparazione penso sia ottima e spero vada tutto bene. I professori ci sono stati a fianco nel preparare l’elaborato nel mese di maggio ci hanno dato quella spinta in più per essere oggi pronti ad affrontare questo giorno. Loro sono i nostri maestri di vita, si sono affezionati a noi e sapranno cosa fare per aiutarci”.
La testimonianza dei docenti
Mentre i ragazzi affermano che sia più complicato sostenere la maturità in pandemia, diverso è il parere dei prof. “L’esame è molto simile a quello dell’anno scorso, – spiega Paolo Formoso docente di inglese all’Istituto Tecnico Settore Tecnologico Scalfaro – la complessità dell’esame di Stato di riassumere le competenze degli alunni è svilita, ma non è colpa di nessuno. A decidere queste modalità è chi sta nella sua campana di vetro non conosce la scuola, o almeno credo non vi metta piede da almeno trenta anni. C’è questo distacco con la realtà, questa è la mia impressione. Può essere interpretata come una semplice chiacchierata, ma è sempre un esame di Stato quindi è normale che i ragazzi siano tesi. L’anno scorso un mio alunno mi ha detto che era più difficile una mia interrogazione durante l’anno che questo tipo di maturità. Loro hanno avuto un mese di tempo per preparare a casa questo elaborato, sono molto facilitati. La didattica a distanza è un’alterazione della scuola è normale che anche noi docenti abbiamo avuto difficoltà a spiegare davanti a uno schermo. Un mio rammarico è che l’ordinanza del presidente della Regione Calabria facente funzioni Nino Spirlì che dava la possibilità a chi non se la sentiva per problemi di salute di non frequentare in presenza è stata accolta anche da alunni che non avevano tali esigenze. Si è deciso di non mandarli a scuola, però di farli uscire la sera a passeggiare ai Giardini, non è un approccio educativo”. “Dal punto di vista
dei contenuti – chiarisce IIritano Ivan insegnante di Informatica all’Istituto Tecnico Settore Tecnologico Scalfaro – l’esame è diverso rispetto all’esame di Stato standard perché non ci sono le prove scritte sostituite dagli elaborati. La didattica a distanza è stata utile nel momento del bisogno perché era l’unico modo per avere un contatto con i ragazzi. Io ho cercato in tutti i modi di stargli vicino soprattutto emotivamente e poi cercando di andare avanti nel programma. Non si riesce però a fare tutto quello che si sarebbe insegnato in un anno scolastico normale soprattutto per la difficoltà di interazione che ha penalizzato i più introversi che nella Dad si sono completamente persi. Con loro non abbiamo avuto la possibilità di avere un contatto, avvicinarci, chiedere se avevano problemi, cercare di dare un supporto morale, perché si parlava a tutto il gruppo in videoconferenza contemporaneamente e non si è avuta la possibilità di fare un discorso privato con un ragazzo”.