di Mario Meliadò
Nuovo “colpo” ai danni dell’ “impero” Mazzaferro: sequestro beni da 6 milioni di euro di controvalore ai danni di una delle maggiori imprese edili dell’intera Calabria.
Nuovo “colpo” ai danni dell’ “impero” Mazzaferro: sequestro beni da 6 milioni di euro di controvalore ai danni di una delle maggiori imprese edili dell’intera Calabria.
L’ operazione “Provvidenza-bis” è il concreto sèguito di quella messa a segno tra gennaio e febbraio 2017:
il provvedimento firmato dal presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria Ornella Pastore, su richiesta della Dda reggina (procuratore distrettuale, Giovanni Bombardieri) va a colpire gli eredi del capobastone Teodoro Mazzaferro, ritenuto all’apice di una “dinastia borghese mafiosa” riconducibile al sanguinario clan Piromalli, del quale lui stesso sarebbe stato uno dei “generali”, sfruttando il potere criminoso della potentissima ‘ndrina di Gioia Tauro per trarre guadagni illeciti da una serie d’operazioni immobiliari, non ultimo l’appalto del ’75 relativo alla costruzione del V Centro siderurgico gioiese (che poi non partì mai).
Teodoro Mazzaferro morì, 80enne, nel 2018, mentre si trovava sotto processo appunto per associazione a delinquere di stampo mafioso: ormai da decenni era diventato, con questo stigma, il maggior imprenditore immobiliare dell’intera Piana di Gioia Tauro.
I militari del Ros (il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri), coordinati dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dai pm Giulia Pantano, Paola D’Ambrosio e Nicola De Caria, hanno apposto i sigilli a tre società immobiliari attive fra Gioia Tauro e Palmi, a un’impresa agricola di Gioia, 155 immobili (inclusi 70 terreni edificabili e 13 abitazioni) per un controvalore da 6 milioni di euro circa, ma pure vari rapporti finanziari e assicurativi e titoli al portatore.