L’ordine dei medici di Roma apre un’inchiesta nei confronti di 13 suoi iscritti. Il motivo? Dieci di loro, attraverso varie modalità, avrebbero manifestato la convinzione che i vaccini non servono. La loro riluttanza non riguarda il vaccino anti-Covid, ma si riferisce ad episodi relativi al 2018-2019. Gli ultimi tre, invece, hanno mostrato la loro contrarietà alla somministrazione del vaccino anti-Covid.
“Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino”, ha commentato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. “Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e quegli infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro”.
“Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino”, ha commentato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. “Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e quegli infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro”.
In Italia sono circa un centinaio i medici considerati “negazionisti” sulla somministrazione dei vaccini, compreso quello anti-Covid. “È un problema che non nasce adesso – ricorda Filippo Anelli, presidente della federazione degli ordini dei medici – e ne abbiamo avuto già diversi esempi nel periodo della Lorenzin e dei vaccini obbligatori per i bambini. Ma è un’esigua minoranza, magari rumorosa, su cui sono in corso le inchieste degli ordini e in qualche caso ci sono già state sanzioni”.
C’è chi pensa all’obbligo vaccinale per i camici bianchi: “Noi non siamo contrari – sottolinea Anelli – ma bisogna trovare un giusto equilibrio tra la Costituzione, che dice che a nessun cittadino possono essere imposti trattamenti medici, e la situazione contingente. Il diritto di rifiutarsi può venire meno se mette in crisi la convivenza civile, mettendo a rischio la salute pubblica, che è un interesse superiore. Ma su questo – conclude – deve decidere il Parlamento, come successe con i vaccini obbligatori stabiliti dall’allora ministro Lorenzin. Sicuramente è un’opzione possibile, specie in certi reparti in prima linea, ad esempio pneumologia”.