di Carmen Mirarchi
Magna Graecia Film Festival, nel pomeriggio mastetclass con Pupi Avati che ha raccontano il suo prossimo film “Il signor Diavolo”, un ritorno all’horror ed al genere che è un ritorno al passato.
Magna Graecia Film Festival, nel pomeriggio mastetclass con Pupi Avati che ha raccontano il suo prossimo film “Il signor Diavolo”, un ritorno all’horror ed al genere che è un ritorno al passato.
“Nella società di oggi ricandidare il male e capire dove si celi è interessante. È un film bellissimo anticipato da romanzo ” dice Pupi Avati ai tanti presenti all’incontro. “Abbiamo perduto il mondo fantastico ed i nostri figli non hanno creatività propria ma quella da Silicon Valley. Il Signor Diavolo parla del male, perché un pochino di male è sempre dentro di noi” aggiunge. Avati sottolinea come il suo film sia stato rifiutato sei volte prima di un “si”. Un regista ironico e caparbio, un vero maestro per tutti che insegna a non arrendersi mai. “L’italia di oggi è imperscrutabile. Il mondo dell’informazione campa di eventi e di scontri. Siamo vittime della rissosita’. Ci sono persone in televisione che prendono in giro gli spettatori, non è corretto . Siamo un paese che subisce tutto, non va bene ” dice Avati durante la masterclass. Una critica forte alla società italiana alla deriva. “Con chi mi piacerebbe lavorare? Al momento non ci sono i grandi di una volta. Se parliamo di bravi attori parliamo di Favino, ma non è paragonabile a quelli del passato. Adesso gli attori non hanno vissuto ciò di cui si parla. Perché i nostri cugini francesi vanno al cinema e noi no? Semplice qui non si tutela il cinema italiano, al festival di Venezia si investe solo per portare registi ed attori americani” spiega duramente il maestro. Pupi Avati parla poi del suo amore per Dante. ” Sono dantista serio, Dante ha avuto una vita meravigliosa con talento al di là dell’immaginario. Ho cercato di raccontarlo attraverso Boccaccio che ha consegnato alla figlia di Dante un risarcimento per il danno fatto a suo padre ed in quella occasione si fa raccontare la vita dell’italiano più famoso al mondo. Da qui nasce “Il trattatello” di Boccaccio con cui possiamo conoscere Dante. A 700 anni dalla morte la celebrazione di Dante e finalmente mi è stato commissionato un film da parte della Rai. Ma è stato un lungo percorso tortuoso”. A chi gli fa domande circa la difficoltà di fare cinema per i giovani Avati risponde che forse è più difficile per lui che ha conoscenze e non si piega a nulla. “Un ragazzo è gestibile più di me sicuramente e le produzioni preferiscono avere a che fare con persone malleabili”.
Pupi Avati parla anche della sua gioventù caratterizzata dalla timidezza che ringrazia perché gli ha permesso di venire allo scoperto nel corso della vita. “La sofferenza è la più grande scuola della vita. Chi arriva dal nulla dura poco. Per questo ho raccontato storie di chi come me vuole essere risarcito, perché la felicità ce la meritiamo tutti”. In merito alle opere prime e seconde spiega che conosce le difficoltà della distribuzione. “Dopo il primo film iniziano le difficoltà. Il secondo film è difficile, il terzo è impossibile ma chi ci arriva è un regista. Si rassegnano a considerati tale ” afferma il grande regista con molta ironia. “Voi calabresi dovete prendere esempio dalla Puglia che sta crescendo. In Calabria manca l’organizzazione giusta fatta da persone competenti” afferma rispondendo ad una domanda.
Un incontro straordinario quello con il grande maestro Pupi Avati che ha davvero parlato a tutto campo del cinema e della sua vita. Un uomo un regista che è realmente un patrimonio per la creatività ed il cinema del nostro Paese