“Finalmente un ritorno al teatro dopo la lunga chiusura causa Covid. È una specie di risorgimento. Alla fine di ogni replica, esco sul palco a ringraziare direttamente il pubblico per non aver rinunciato a questo rito umano chiamato teatro e dico: grazie per la mascherina che indossate e che ci permette di respirare cultura”. E’ il messaggio che Michele Placido ha voluto rivolgere al pubblico di Catanzaro in attesa di tornare sul palco del Teatro Politeama del capoluogo calabrese da protagonista con “Morte di un commesso viaggiatore”, il celebre dramma di Arthur Miller per la traduzione di Masolino D’Amico, in programma per domani alle ore 21.
“Dopo ‘Uno sguardo dal ponte’, che ho recitato per tre anni – continua Placido – avevo il desiderio di interpretare quest’altro capolavoro di Arthur Miller. Quando Haber mi ha telefonato per dirmi “fratello mio solo tu mi puoi salvare”, non ho esitato. Ed eccomi qui con questo mio Willy Loman, che racconta i drammi quotidiani di un uomo caduto nel baratro. Accanto a me, Alvia Reale nel ruolo di mia moglie e una bella compagnia diretta da Leo Muscato”.
“Dopo ‘Uno sguardo dal ponte’, che ho recitato per tre anni – continua Placido – avevo il desiderio di interpretare quest’altro capolavoro di Arthur Miller. Quando Haber mi ha telefonato per dirmi “fratello mio solo tu mi puoi salvare”, non ho esitato. Ed eccomi qui con questo mio Willy Loman, che racconta i drammi quotidiani di un uomo caduto nel baratro. Accanto a me, Alvia Reale nel ruolo di mia moglie e una bella compagnia diretta da Leo Muscato”.
La sconfitta del sogno americano
L’attore e regista pugliese racconta così il testo portato in scena per la regia di Leo Muscato: “Miller parla della sconfitta del sogno americano, di una società che non ti permette di realizzare un’aspirazione. Morte di un commesso viaggiatore è un grande classico, quindi universale e attuale. Pensiamo ai giovani, alla grande crisi che stiamo vivendo e alla foga di apparire attraverso il denaro. Pasolini anni fa diceva che si allevavano le persone a diventare consumatori. La storia gli ha dato ragione. L’insuccesso oggi riguarda il 70% o di più di tutti noi, costretti a un ritmo che inaridisce e rende feroci”.
Riferendosi ancora sul personaggio che interpreterà a Catanzaro, Placido scrive: “Il mio Loman vorrebbe non dover più sfacchinare in giro, e ottenere una promozione. Ma il figlio del capo gli stronca le aspettative, lo condanna al fallimento, gli procura regressione mentale, e lui capisce che è già morto. Una fine decretata dal non avere soldi in tasca, da stati confusionali di uomo che parla da solo, dai rimpianti per non aver seguito il fratello più intraprendente in Alaska, dal sentirsi senza talento. Sono i presentimenti della sua morte. È un testo – conclude Placido – che ti nega prospettive e questa è la più micidiale delle prove”.