Migrazione sanitaria, fuga dal Sud e la Calabria paga sempre di più

sanità in Calabria

Alla ricerca di una cura da Sud a Nord. I dati dei cittadini italiani, i quali hanno il diritto a ricevere cure sanitarie anche in regioni diverse da quella di residenza, parlano chiaro. Una chance che si traduce, per dirlo  in termini tecnici, nel fenomeno della mobilità sanitaria interregionale: questa si distingue in mobilità attiva e passiva a seconda dell’indice di attrazione e di fuga di uno specifico territorio. Tutto ciò, di conseguenza, porta ad uno spostamento di denaro non indifferente. L’osservatorio della fondazione Gimbe ha analizzato crediti, debiti e saldi nelle Regioni, sottolineando come questi flussi economici abbiano importanti implicazioni sul lato sanitario, sociale ed etico.

Dal Sud al Nord

Dal Sud al Nord

I numeri fanno riferimento all’anno 2018. In quell’anno il fenomeno ha coinvolto circa un milione di pazienti, per la maggior parte dal Sud verso il Nord. Gimbe sottolinea come il 97,4% del saldo attivo confluisca nella casse di poche Regioni settentrionali (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Toscana). Mentre l’84,4% di quello passivo grava sul Mezzogiorno (Campania, Calabria, Lazio, Sicilia, Puglia e Abruzzo). L’osservatorio sottolinea come la mancanza di dati sui costi che i pazienti e i loro familiari devono sostenere per ricevere cure fuori Regione, tra cui quelli indiretti, non permettano di stimare l’impatto economico complessivo della mobilità sanitaria. Ma alcuni numeri aiutano a comprendere il fenomeno e le sue conseguenze. Nel 2018, scrive la Fondazione Gimbe, il valore della mobilità sanitaria ammontava a 4.618,98 milioni di euro, un importo che lo scorso 31 marzo 2020 è stato approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome previa compensazione dei saldi.

Mobilità Attiva

Ci sono sei Regioni che rispetto a tutte le altre registrano elevata capacità di attrazione, che porta loro crediti superiori a 200 milioni di euro: Lombardia (26,1%), Emilia Romagna (13,9%), Veneto  (9,6%), Lazio (8,5%), Toscana (8,1%) e Piemonte (5,8%). Il rimanente 28,1% si distribuisce nelle altre 15 Regioni e Province autonome. Emerge subito la discrepanza tra le Regioni del Nord, con un elevato di indice di attrazione, e quelle del Centro-Sud, che con la sola eccezione del Lazio mostrano una capacità di attrazione limitata.

Mobilità Passiva – Elevato indice di fuga in Calabria

Le sei Regioni con indice di fuga più elevato generano debiti per oltre 200 milioni di euro. Lazio (13%) e Campania (10,5%) costituiscono circa un quarto della mobilità passiva. Un altro 28,7% riguarda invece Lombardia (8,2%), Puglia (7,3%), Calabria (6,7%), Sicilia (6,5%). Il rimanente 47,8% si distribuisce nei restanti territorio. Gli indici di fuga sono elevati in tutte le Regioni del Mezzogiorno, ma anche alcune Regioni settentrionali mostrano un tasso rilevante. Sono, però, quelle con elevata mobilità attiva. Il dato importante è quindi rappresentato dal fatto che le Regioni con saldo positivo sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni di euro sono tutte del Centro-Sud.

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