Minacciò di morte e schiaffeggiò la sua ex, ma non la violentò: catanzarese lascia il carcere

Crolla davanti al Tribunale del Riesame l'ipotesi di violenza sessuale per il 54enne accusato di aver maltrattato l'ex moglie
Vibo Valentia violenza donna

Passa dal carcere all’obbligo di allontanamento dalla casa familiare con contestuale divieto per S. G., 54enne, del Catanzarese, di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima. Lo hanno deciso i giudici del Riesame di Catanzaro, presidente Arianna Roccia, a latere Sara Merlini e Sara Mazzotta accogliendo il ricorso, dell’avvocato difensore Vincenzo Sgromo, he ha agito contro l’ordinanza del gip emessa il 20 aprile scorso nei confronti dell’indagato, accusato di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

“Non servi come donna”

“Non servi come donna”

Secondo le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura, l’uomo avrebbe insultato verbalmente la moglie, con cui era separato in casa, dicendole che faceva schifo, che non l’avrebbe toccata con un dito. L’avrebbe denigrata con espressioni forti: “non servi come donna, sei una nullità, è da due anni che ti dico che non ti voglio più”. Dalle parole, il 54enne sarebbe poi arrivato ai fatti, schiaffeggiandola in viso, spintonandola, minacciando la ex e il suo nuovo compagno di morte “ti do quattro giorni di tempo per andare via sennò ammazzo sia te che lui, dovete sparire tutti e due”. L’avrebbe costretta ad un rapporto sessuale, maltrattando la moglie con la quale è in corso una separazione giudiziale, “ingenerando nella stessa il timore per la propria incolumità e quella del nuovo compagno, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita per paura di incontrarlo”. Vessazioni, umiliazioni, maltrattamenti che si sarebbero ripetuti negli ultimi due anni a Catanzaro e a Sellia.

Umiliata e minacciata

Secondo il collegio, l’indagato ha ripetutamente posto in essere una pluralità di atti lesivi dell’integrità fisica, della libertà e del decoro della donna, umiliandola, minacciandola e facendole subire continue angherie e frustrazioni tali da provocare nell’ultimo biennio, “un regime di vita caratterizzato da profonda sofferenza e paura per la sua incolumità. Le abituali azioni violente e minacciose dell’uomo integrano il reato di maltrattamenti in famiglia”. E sussiste il pericolo di reiterare lo stesso comportamento illecito, qualora non sia prevista per l’uomo una misura cautelare, che ponga un freno alle minacce messe in atto in passato attentando alla salute psico-fisica della persona offesa. Ma la misura cautelare è prevista per i soli maltrattamenti, dal momento che per il Riesame cade l’ipotesi di violenza sessuale.

Ipotesi di violenza sessuale crollata

Per il collegio sono credibili le dichiarazioni della donna che con la sua denuncia ha fatto scattare le indagini. La parte offesa ha illustrato “in merito alla presunta violenza sessuale commessa dall’ex nei suoi confronti” come fossero state fraintese le sue parole in sede di verbalizzazione: la donna ha parlato di un rapporto “non gradito” ma non forzato, precisando davanti al pm che l’espressione “non gradito” era stata utilizzata per indicare un disagio interiore, non esternato però al marito. Quanto al tipo di misura cautelare da applicare, i giudici del collegio ritengono che anche in ragione del venir meno della violenza sessuale le esigenze cautelari possano essere adeguatamente contenute mediante l’applicazione congiunta dell’obbligo di allontanamento dalla casa familiare dell’indagato e del divieto di avvicinamento alla ex, abbligo a cui viene associato lo stop a  comunicare con la donna con qualsiasi mezzo, social network compresi. (g. p.)

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