di Mimmo Famularo – E’ stata una notte da incubo quella appena trascorsa e vissuta da Nicola Fiorita. Miracolato sulla via di Palazzo de Nobili, il sindaco di Catanzaro sognava l’impresa-bis per emulare in tutto e per tutto Sergio Abramo prendendo il suo posto pure a Palazzo di Vetro. Dovrà accontentarsi della poltrona di primo cittadino del capoluogo di Regione, svestire definitivamente i panni di leader dell’opposizione per indossare quelli di capo dell’amministrazione comunale perché il tagliando dei cento giorni è ormai vicinissimo, gli alibi stanno a zero e, prima o poi, anche il più fedelissimo dei suoi accecati seguaci capirà che le “colpe” non potranno essere eternamente scaricate su Sergio Abramo. La netta sconfitta rimediata nella corsa alla presidenza della Provincia di Catanzaro nel confronto diretto con il candidato del centrodestra Amedeo Mormile, sindaco di un minuscolo Comune del Catanzarese, è destinata a ridimensionare le ambizioni di Fiorita e del suo “cerchio magico”.
La sconfitta di Fiorita in tre punti
La sconfitta di Fiorita in tre punti
Punto primo, la “bulimia” di poltrone di Fiorita già evocata subito dopo il successo ottenuto alle Comunali (LEGGI QUI) non fa e non porta bene. Le troppe cambiali firmate in campagna elettorale rischiano di trasformarsi in un boomerang perché stanno creando tensioni visibili e pericolosi “mal di pancia” all’interno della maggioranza-minoranza che amministra Catanzaro oltre a non risolvere i tanti problemi di cui soffre la città e che in questi primi tre mesi sembrano essersi acuiti tra un’emergenza e un’altra. Punto secondo, è chiaro che la vittoria alle Comunali è stata il frutto di un “miracolo” avvenuto per una serie di circostanze positive e fortunate. Il centrodestra compatto ha trionfato alle Politiche e stravinto alle Provinciali sfruttando il logorio di un centrosinistra colpito sia domenica che mercoledì dal fuoco amico. Per la serie chi la fa l’aspetti e a farne le spese è stato proprio Nicola Fiorita, “trombato” sulla via della Provincia (LEGGI QUI). Morale della favola? Il trasversalismo non paga. Punto tre, il candidato del centrosinistra ha pareggiato a Catanzaro, perso a Lamezia ed è stato travolto nel Catanzarese. Evidentemente ferito dai “franchi tiratori” in casa, tradito dagli amministratori dello stesso colore politico sui quali contava per vincere lo scontro-diretto con Mormile. Non è stato un duello all’ultimo voto e la sconfitta di Fiorita è anche una pesante battuta d’arresto per Alecci. E’ lui che ha voluto più di tutti che il sindaco di Catanzaro corresse per la presidenza della Provincia ma più di qualcosa non è filato per il verso giusto e il centrosinistra ha perso anche dove nei pronostici della vigilia doveva prevalere. In perfetta linea con quanto accaduto alle Politiche. Per la serie: Mormile batte Fiorita e, a livelli più alti, Mancuso supera Alecci con la spinta di Wanda Ferro e Roberto Occhiuto.
Uno scenario pericoloso per il Comune di Catanzaro
La doppia sconfitta rimediata nel giro di pochi giorni non solo tarpa le ali a Fiorita ma rischia di isolare Catanzaro. Lo scenario che sta venendo fuori è preoccupante per la città capoluogo di Regione circondata da un centrodestra imperante e prevalente alla Provincia, alla Regione e adesso anche a Roma dove Giorgia Meloni si accinge a essere la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri. A furia di ascoltare i consigli del suo “cerchio magico” Fiorita si sta pericolosamente incanalando in un vicolo cieco senza via d’uscita. Mai come in questo momento dovrà cercare di tornare con i piedi piantati per terra, essere più realista del re, fare autocritica, pensare alla collettività e non alle Partecipate, chiarire i rapporti con gli alleati, dialogare anche con le istituzioni che hanno un colore diverso dal rosso, pensare non al bene di Cambiavento ma a quello di Catanzaro perché la luna di miele è finita e la pazienza dei cittadini anche.
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