di Gabriella Passariello- Contatti diretti con i narcos colombiani, fiumi di cocaina dell’ordine di oltre 1.200 chili alla volta da distribuire in Australia, Nuova Zelanda, Turchia, Regno Unito e Slovenia. La mente del narcotraffico internazionale era a Guardavalle, versante jonico catanzarese e a gestire l’imponente giro d’affari sarebbero stati i Gallace. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Debora Rizza, sotto il coordinamento del procuratore capo Nicola Gratteri, ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 indagati coinvolti nell’operazione Molo 13, scattata nell’aprile scorso e che ha visto impegnate due Procure, quella del capoluogo calabrese e quella di Firenze, portando all’arresto di 23 persone tra Calabria e Toscana con le accuse di associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, commercio di droga e detenzione di arma da fuoco. Tra gli indagati c’è anche il reggente della cosca Cosimo Damiano Gallace, la cui latitanza, dopo circa un anno, è terminata all’alba dello scorso 7 ottobre, catturato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro, guidati dal colonnello Roberto Di Costanzo, coadiuvati dal Gis (Gruppo di intervento speciale) e dallo Squadrone eliportato cacciatori Calabria (LEGGI QUI).
I nomi degli indagati
I nomi degli indagati
La Dda ha chiesto il processo per Agazio Andreacchio, 44 anni di Guardavalle; Giuseppe Bava, 44 anni di Guardavalle; Nicola Chiefari, 48 anni di Guardavalle; Leonardo Ferro, 36 anni di Reggio Calabria; Emanuele Fonti, 61 anni di Messina; Angelo Gagliardi, 26 anni di Soverato; Francesco Galati, 44 anni di Catanzaro; Bruno Gallace, 49 anni di Guardavalle; Cosimo Damiano Gallace, 60 anni di Guardavalle; Nicola Guido, 35 anni di Catanzaro; Mario Palamara, 52 anni di Melito Porto Salvo; Benito Andrea Riitano, 28 anni di Soverato; Francesco Riitano, 41 anni di Guardavalle; Paolo Riitano, 45 anni di Catanzaro; Agazio Andrea Samà, 47 anni di Guardavalle; Gianluca Tassone, 42 anni di Vibo Valentia; Francesco Taverniti, 47 anni di Guardavalle; Domenico Vitale, 52 anni di Guardavalle; Domenico Vitale, 45 anni di Guardavalle, Giuseppe Vitale, 44 anni di Catanzaro.
Da famiglia di ‘ndrangheta a impresa criminale
L’operazione denominata “Molo 13”, rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dai Reparti speciali dello Gico di Catanzaro e dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma, svelando un grave quadro indiziario nei confronti di esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle e riconducibile alla famiglia Gallace, che avrebbero messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di tipo ‘ndranghetistico, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.
Il nuovo volto dei Gallace
Un’inchiesta che ha portato anche a comprendere il nuovo volto dei Gallace: da semplice famiglia di ‘ndrangheta a vera e propria impresa criminale, attraverso numerose attività illecite che hanno consentito di accrescere la potenza militare ed economica del sodalizio e di acquisire un controllo sempre più penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell’hinterland laziale, toscano e lombardo.
I messaggi criptati e il sequestro di cocaina
Le indagini, che si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di inquadrare la rilevanza criminale del sodalizio nel traffico internazionale di stupefacenti, evidenziandone la capacità di interfacciarsi direttamente con i fornitori sudamericani per l’acquisto di notevoli quantitativi di droga. Avrebbero utilizzato, per il traffico illecito, metodi di comunicazione non convenzionali, con dispositivi elettronici, associati a sim straniere, che si avvalevano di tecniche di messaggistica criptata tra “account” e “domini” associati a un server sito in San José (Costarica). A seguito del sequestro da parte delle autorità olandesi di dati criptati con tecnologia non convenzionale, denominata PGP, estrapolati proprio da questo tipo di server, con la collaborazione del rappresentante italiano in servizio a Eurojust, è stato possibile utilizzare un numero formidabile di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP. Con la decriptazione della messaggistica, da parte dello Scico e del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro della Guardia di Finanza, sarebbero emerse significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificando i sodali e ricostruendo numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti, tra i quali l’importazione di una fornitura di oltre 150 chilogrammi di cocaina sequestrata nel maggio 2017 nel porto di Livorno, e per la quale, le chat scambiate tra le persone coinvolte, avrebbe consentito di rilevare che dalla Colombia era stato commissionato l’acquisto di circa 200 chili di cocaina. La droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 3,5 milioni di euro sulle piazze di spaccio.
L’ udienza preliminare e il collegio difensivo
Il gup del Tribunale di Catanzaro Antonella De Simone ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 19 novembre e gli avvocati difensori, nel cui collegio compaiono tra gli altri i nomi di Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Natale Ferraiuolo, Sergio Rotundo, Domenico Concolino, Matteo Cereghino, Guido Contestabile, proveranno a smontare le ipotesi di accusa.
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