Morì dopo soli 3 giorni di vita all’ospedale di Catanzaro, ginecologi assolti (NOMI)

Secondo il verdetto del giudice nessuna responsabilità medica per la morte del piccolo Matteo, nato con una malformazione al cuore
tribunale catanzaro

di Gabriella Passariello- Prima l’inchiesta, l’iscrizione nel registro degli indagati di tre camici bianchi poi i rinvii a giudizio, il processo e infine dopo ben 8 anni l’assoluzione per i medici che hanno avuto in cura Matteo, il neonato, nato all’ospedale di Soverato il cui cuore, malformato, ha smesso di battere il 3 settembre 2014 nel nosocomio Pugliese Ciaccio dopo soli tre giorni di vita. Il giudice del Tribunale monocratico di Catanzaro Teresa Livia Gennaro, come richiesto dal pm Graziella Viscomi al termine della requisitoria, ha scagionato dall’accusa di omicidio colposo, con formula ampia “perché il fatto non sussiste”, il ginecologo, primario Domenico Perri, 79 anni, residente a Montauro, difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Alice Piperissa e i colleghi Tommaso Gioffrè, 70, di Soverato, assistito dal legale Fabrizio Costarella ed Ettore Falvo, 69 anni, residente a Soverato, difeso dall’avvocato Vincenzo Ioppoli.

“Nessuna omissione da parte dei medici”

“Nessuna omissione da parte dei medici”

Sono crollate le originarie ipotesi accusatorie secondo cui i tre ginecologi per colpa, negligenza, imprudenza, imperizia avrebbero provocato la morte del piccolo, violando le linee guida Sieog, che prevedono la scansione delle quattro camere del cuore nel corso dell’esame ecografico. Nessuna omissione da parte di Falvo, che non avrebbe diagnosticato la malformazione al ventricolo sinistro del cuore di Matteo, visibile, secondo l’accusa, dall’esecuzione dell’ecografia morfologica eseguita non correttamente il 18 aprile 2014. E nessuna omissione nemmeno da parte di Gioffrè e Perri, “rei” di aver trascurato la scansione delle quattro camere del cuore nell’esecuzione delle ecografie effettuate il 9 giugno e il 14 luglio 2014.

Le perizie che scagionano gli imputati

L’ipotesi accusatoria secondo cui una corretta diagnosi della malformazione avrebbe consentito che la nascita del bimbo potesse avvenire in un ospedale ed un reparto specializzato, abbattendo totalmente le speranze di vita del nascituro, già compromesse per la gravità della patologia, sono state smentite anche dalla consulenze di parte. Le perizie hanno accertato l’inesistenza di omissioni: la patologia del bambino non poteva essere diagnosticata in gravidanza. Una gestazione nella norma, portata avanti senza alcuna complicanza, un bimbo nato sano, almeno apparentemente. Era stato dimesso dall’ospedale di Soverato in perfetta salute, poi la cianosi e la difficoltà a respirare, il ricovero al nosocomio di Soverato e la corsa all’ospedale di Catanzaro, ma per il piccolo Matteo non c’è stato nulla da fare. Sono stati i genitori del piccolo a sporgere denuncia e a far scattare l’inchiesta, poi sviluppatosi in un processo, culminato con un verdetto assolutorio.

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