di Gabriella Passariello- Sei mesi di reclusione per gli infermieri Anna Bisogni ed Emanuele Musolino per la morte di Antonio Folino, 26enne di Catanzaro, deceduto nell’aprile 2011 dopo un intervento chirurgico eseguito al Pugliese Ciaccio. La Corte di appello di Catanzaro, presieduta da Caterina Capitò, ha lasciato invariata la sentenza emessa in primo grado per i due imputati, (difesi dagli avvocati Claudio Larussa, Vincenzo Iiritano, Ignazio Di Renzo), in servizio all’epoca dei fatti nel reparto di Chirurgia, accusati di omicidio colposo (in cooperazione colposa da condotte omissive). Sul banco degli imputati erano finiti davanti al gup anche due medici, poi assolti con rito abbreviato. Secondo la ricostruzione dei fatti, il giovane si sarebbe recato in ospedale col padre Rosario, dopo essere stato visitato dal medico di famiglia che aveva diagnosticato delle aderenze all’addome. E nel nosocomio cittadino il 26enne ci sarebbe arrivato con le sue gambe. In ospedale, i sanitari avrebbero poi confermato i sospetti del medico curante e il giovane fu operato, ma dall’anestesia non si sarebbe più risvegliato. Avrebbe incominciato ad espellere una sostanza mista di schiuma e sangue e nonostante le continue richieste di soccorso rivolte ai sanitari dai coniugi Folino, gli infermieri e il medico presente in reparto sarebbero intervenuti quando ormai non ci sarebbe stato nulla da fare.
Presunte omissioni
Presunte omissioni
I quattro camici bianchi, finiti sotto inchiesta con l’accusa di omicidio colposo provocato da presunte omissioni, imperizia e imprudenza, avevano parlato di un normale decorso post operatorio, nonostante le condizioni di Antonio Folino stessero peggiorando fino a quando il suo cuore smise di battere soffocato dai liquidi, per un edema polmonare, come successivamente confermato dall’esame autoptico. Le indagini della Procura scattarono in seguito ad un esposto dei genitori del 26enne, parti civili nel processo e rappresentati dagli avvocati Domenico Chianese e Anselmo Mancuso, poi la richiesta di rinvio a giudizio, l’ assoluzione per due medici, che scelsero il rito abbreviato e la condanna in primo grado invece per i due infermieri, confermata anche in appello.