Otto sanitari andranno a processo per omicidio involontario nel caso controverso della morte del campione argentino di calcio Diego Armando Maradona. Un giudice di San Isidro ha rinviato a giudizio i professionisti della sanità – tra cui un neurochirugo, una psichiatra e degli infermieri – per omicidio involontario con circostanze aggravanti. Maradona è morto il 25 novembre 2020 a 60 anni, mentre si trovava in casa, a causa di un arresto cardiaco. La notizia della svolta processuale arriva, paradossalmente, nel 36esimo anniversario degli storici gol segnati nel Mondiale 1986 contro l’Inghilterra. Era il 22 giugno quando Diego segnò prima la rete della Mano de Dies, quindi il ‘gol del secolo’ partendo da dietro il centrocampo e scartando anche il portiere avversario.
La morte di Maradona, secondo i pm, è stata causata da “omissioni” delle persone che lo stavano assistendo, che lo hanno abbandonato “al suo destino” durante il ricovero domiciliare. Il personale preposto ad accudire Maradona era stato “protagonista di un ricovero domiciliare senza precedenti, totalmente carente e sconsiderato, e aveva commesso una serie di improvvisazioni, cattiva gestione e inadempienze”, è l’atto di accusa della Procura. Una perizia, nell’ambito delle indagini, aveva concluso che l’ex giocatore era stato “abbandonato al suo destino” dalla propria equipe medica, portandolo a una lenta agonia. Tutti hanno respinto le accuse. Gli imputati rischiano condanne da 8 a 25 anni di reclusione, ma dovrebbero apparire in libertà al processo, poiché la Procura non ne ha chiesto la custodia cautelare.
La morte di Maradona, secondo i pm, è stata causata da “omissioni” delle persone che lo stavano assistendo, che lo hanno abbandonato “al suo destino” durante il ricovero domiciliare. Il personale preposto ad accudire Maradona era stato “protagonista di un ricovero domiciliare senza precedenti, totalmente carente e sconsiderato, e aveva commesso una serie di improvvisazioni, cattiva gestione e inadempienze”, è l’atto di accusa della Procura. Una perizia, nell’ambito delle indagini, aveva concluso che l’ex giocatore era stato “abbandonato al suo destino” dalla propria equipe medica, portandolo a una lenta agonia. Tutti hanno respinto le accuse. Gli imputati rischiano condanne da 8 a 25 anni di reclusione, ma dovrebbero apparire in libertà al processo, poiché la Procura non ne ha chiesto la custodia cautelare.