di Gabriella Passariello- Si chiude con quattro assoluzioni il processo per i camici bianchi del Policlinico di Catanzaro, accusati dell’omicidio colposo del 71enne Antonio Occhionorelli, di Squillace, avvenuto il 9 maggio 2014 mentre si trovava ricoverato nel reparto Utic. Il giudice del Tribunale monocratico di Catanzaro Fabiana Giacchetti, ha accolto la richiesta formulata dal pm Annachiara Reale, scagionando i quattro medici (visto l’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale), perché il fatto non sussiste. In particolare il giudice ha assolto il cardiochirurgo Pasquale Mastroroberto e i medici Pasquale Napoli, Luigi Irrera e Giuseppina Mascaro, così come richiesto dai legali difensori Enzo Ioppoli, Salvatore Savastano, Francesca Vista, Antonino Cintorino e Andrea Romeo. Il giudice depositerà le motivazioni della sentenza tra novanta giorni.
Il precipitare degli eventi: dal ricovero alla morte
Il precipitare degli eventi: dal ricovero alla morte
Secondo la ricostruzione dei fatti, l’uomo era arrivato al Policlinico, dopo un ricovero all’Ospedale di Soverato, il 5 maggio per una crisi anginosa, le sue condizioni di salute sarebbero precipitate irreparabilmente e nel giro di poche ore il paziente morì per una “sinergia letale”. Da qui la denuncia dei familiari della vittima, che ha portato l’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Paolo Petrolo, ad istruire prima l’inchiesta, poi a chiudere le indagini e infine a chiedere il rinvio a giudizio dei quattro medici, finiti sotto processo su provvedimento emesso dal gup del Tribunale di Catanzaro Claudio Paris.
Le presunte omissioni e negligenze dei medici
Secondo le originarie ipotesi accusatorie, la morte del 71enne sarebbe stata diretta conseguenza della negligenza, dell’imperizia dei medici che hanno avuto in cura il paziente: i camici bianchi non si sarebbero accorti che il valore dell’emoglobina stava diminuendo in modo progressivo. Il cardiochirurgo Mastroroberto, in particolare, avrebbe omesso e tardato l’esecuzione di un intervento di rivascolarizzazione miocardica “al manifestarsi di un’angina instabile”, operazione che avrebbe potuto scongiurare la morte di Occhionorelli. Accuse crollate alla luce della sentenza del giudice.