di Gabriella Passariello
Un nuovo passo in avanti nell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Irene Crea sulla morte sospetta del radiologo Massimo Luppino, 60 anni, avvenuta il 3 febbraio scorso, all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, lo stesso nosocomio dove il 60enne lavorava. Oggi il pubblico ministero alla presenza delle parti lese, (Giuseppa, Renato, Francesco e Rosa Luppino), rappresentate dall’avvocato Antonello Talerico, che ha nominato come consulente di parte il dottor Maurizio Caglioti, ha conferito l’incarico al medico legale Bernardo Silvio Cavalcanti. Lo specialista avrà il compito di esaminare tutta la documentazione sanitaria afferente ai ricoveri di Luppino al Pugliese e a Villa del Sole, per individuare le cause di una morte ancora tutta da chiarire ed eventuali responsabilità di tipo medico-sanitario in un fascicolo, in cui si indaga per omicidio colposo, attualmente contro ignoti. Le operazioni peritali avranno inizio il 6 giugno e il termine per il deposito delle risultanze della perizia è stato fissato in 90 giorni. Secondo la ricostruzione dei fatti l’uomo, molto conosciuto in città per essere uno stimato radiologo e un tifoso del Catanzaro, era stato ricoverato il 22 gennaio scorso nella clinica “Villa del Sole” per sottoporsi ad un intervento di protesi all’anca. Ma qualcosa non era andato per il verso giusto, l’uomo incominciava ad accusare dolori all’addome e inizialmente i sintomi avevano fatto pensare ad una sindrome influenzale. Il quadro clinico del radiologo con il passare delle ore andava via via precipitando al punto che il 28 gennaio è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Pugliese-Ciaccio, dove Massimo Luppino è stato dapprima ricoverato all’Unità operativa di Medicina d’accettazione e d’urgenza e poi spostato nel reparto di Rianimazione, dove, dopo qualche giorno è morto per una grave setticemia. Una morte, le cui cause non aveva convinto nessuno, tant’è che nell’immediatezza dei fatti, il dipartimento tutela della Salute della Regione Calabria ha voluto ascoltare tutti i camici bianchi che hanno avuto in cura Luppino. In seguito gli uomini della Guardia di finanza su disposizione della Procura, aveva acquisito tutto il carteggio sanitario riguardante il paziente, prelevando la relativa documentazione sia al Pugliese, che nella struttura privata, dove l’uomo era stato sottoposto ad intervento chirurgico.
Un nuovo passo in avanti nell’inchiesta aperta dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Irene Crea sulla morte sospetta del radiologo Massimo Luppino, 60 anni, avvenuta il 3 febbraio scorso, all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, lo stesso nosocomio dove il 60enne lavorava. Oggi il pubblico ministero alla presenza delle parti lese, (Giuseppa, Renato, Francesco e Rosa Luppino), rappresentate dall’avvocato Antonello Talerico, che ha nominato come consulente di parte il dottor Maurizio Caglioti, ha conferito l’incarico al medico legale Bernardo Silvio Cavalcanti. Lo specialista avrà il compito di esaminare tutta la documentazione sanitaria afferente ai ricoveri di Luppino al Pugliese e a Villa del Sole, per individuare le cause di una morte ancora tutta da chiarire ed eventuali responsabilità di tipo medico-sanitario in un fascicolo, in cui si indaga per omicidio colposo, attualmente contro ignoti. Le operazioni peritali avranno inizio il 6 giugno e il termine per il deposito delle risultanze della perizia è stato fissato in 90 giorni. Secondo la ricostruzione dei fatti l’uomo, molto conosciuto in città per essere uno stimato radiologo e un tifoso del Catanzaro, era stato ricoverato il 22 gennaio scorso nella clinica “Villa del Sole” per sottoporsi ad un intervento di protesi all’anca. Ma qualcosa non era andato per il verso giusto, l’uomo incominciava ad accusare dolori all’addome e inizialmente i sintomi avevano fatto pensare ad una sindrome influenzale. Il quadro clinico del radiologo con il passare delle ore andava via via precipitando al punto che il 28 gennaio è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Pugliese-Ciaccio, dove Massimo Luppino è stato dapprima ricoverato all’Unità operativa di Medicina d’accettazione e d’urgenza e poi spostato nel reparto di Rianimazione, dove, dopo qualche giorno è morto per una grave setticemia. Una morte, le cui cause non aveva convinto nessuno, tant’è che nell’immediatezza dei fatti, il dipartimento tutela della Salute della Regione Calabria ha voluto ascoltare tutti i camici bianchi che hanno avuto in cura Luppino. In seguito gli uomini della Guardia di finanza su disposizione della Procura, aveva acquisito tutto il carteggio sanitario riguardante il paziente, prelevando la relativa documentazione sia al Pugliese, che nella struttura privata, dove l’uomo era stato sottoposto ad intervento chirurgico.