Morto dopo essere stato bloccato col taser dai carabinieri: “La pistola elettrica non è la causa del decesso”

Il sindacato Unarma ha precisato che non sarebbe stato il taser a uccidere il 35enne, in quanto uno dei dardi non ha preso il giovane
reggio polizia

“Come anticipato dalle prime indiscrezioni sull’autopsia del 35enne deceduto, dopo essere stato fermato dai carabinieri con il taser, l’utilizzo della pistola elettrica non sarebbe stata la causa della morte”. Lo ha detto a LaPresse, Antonio Nicolosi, segretario generale Unarma, associazione sindacale carabinieri, riferendosi a Simone Di Gregorio, 35enne con problemi psichiatrici, morto durante un trasporto in ambulanza, domenica scorsa, dopo essere stato sedato e a seguito di una difficile operazione dei carabinieri di Chieti che ha richiesto l’impiego di una pistola elettronica sul giovane, in grave stato di agitazione. A quanto pare il taser non è entrato in funzione perché uno dei dardi non ha preso il giovane.

Aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo

Aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio colposo

Il fatto è accaduto a Sambuceto di San Giovanni Teatino (Chieti). Il sostituto procuratore della Repubblica Marika Ponziani ha aperto un fascicolo d’inchiesta, l’ipotesi di reato per la quale si procede è ‘omicidio colposo’ contro ignoti. Il pm ha disposto l’autopsia sul corpo del giovane. “Questa Unarma auspica che, visti i fatti, si chiuda l’eventuale indagine a carico dei nostri colleghi che hanno sempre agito nel rispetto delle regole – ha concluso il segretario generale Nicolosi – Soprattutto, auspichiamo che non si strumentalizzi, ancora una volta, l’accaduto per attaccare l’operato delle Forze dell’ordine, nonché l’uso del taser”, ha concluso Nicolosi.

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