La Corte d’appello di Catanzaro (presidente Loredana De Franco, giudici a latere Adriana Pezzo e Giovanna Mastroianni) ha assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa il legale vibonese Antonio Galati (difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Francesco Gambardella) condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi di reclusione nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Purgatorio” messa a segno dai carabinieri del Ros sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. Per i giudici di secondo grado “il fatto non sussiste”. Confermate anche le assoluzioni per l’ex capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia Maurizio Lento (difeso dall’avvocato Maurizio Nucci) e per il suo vice all’epoca dei fatti Emanuele Rodonò (difeso dall’avvocato Armando Veneto e Rita Fenia). Quest’ultimo era stato condannato in primo grado a un anno di reclusione per rivelazione di segreti d’ufficio ma per questo reato la Corte d’appello ha dichiarato l’intervenuta prescrizione.
Le richieste della Dda di Catanzaro
Secondo l’accusa i due poliziotti e l’avvocato vibonese avrebbero favorito, in particolare, il clan Mancuso. Per questo motivo la Dda di Catanzaro aveva contestato il concorso esterno in associazione mafiosa e, al termine della sua requisitoria, il sostituto procuratore antimafia di Catanzaro Annamaria Frustaci aveva chiesto 7 anni e 8 mesi di reclusione per Galati e sei anni ciascuno per Lento e Rodonò. Accuse completamente cadute alla luce del verdetto emesso dai giudici della Corte d’appello di Catanzaro.