‘Ndrangheta, annullato commissariamento di un Comune del Catanzarese

La sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che "lo scioglimento del Consiglio comunale è illegittimo"
'Ndrangheta guardavalle

Lo scioglimento del Consiglio comunale di Guardavalle – in provincia di Catanzaro – è illegittimo. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso presentato dal sindaco Giuseppe Ussia e dagli altri amministratori del gruppo di maggioranza, difesi dagli avvocati Giuseppe Pitaro e Gaetano Liperoti, con sentenza depositata in data odierna, per effetto della quale il sindaco, la Giunta e il Consiglio – sciolti per infiltrazioni mafiose nel febbraio 2021 – ritornano ufficialmente in carica. La sentenza (Sezione Terza, presidente Luigi Maruotti, relatore Per Luigi Tomaiuoli) ha annullato il Decreto del Presidente della Repubblica del 23 febbraio 2021 con cui, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, era stato disposto lo scioglimento degli organi elettivi del Comune di Guardavalle.

“Siamo estremamente soddisfatti – affermano gli avvocati Giuseppe Pitaro e Gaetano Liperoti che hanno diffuso la notizia – anzi tutto perché viene ripristinata la legalità, e poi perché, nella giurisprudenza amministrativa, dopo svariati anni, viene affermato un solido principio di diritto: che, ai fini dello scioglimento del Consiglio comunale, sono necessari elementi indicativi di collegamenti con la criminalità organizzata concreti, univoci e rilevanti e tale rigoroso presupposto è richiesto proprio perché il potere governativo di scioglimento è particolarmente incisivo e drastico e va ad intaccare organi che sono espressione della volontà popolare, presidiata da garanzia costituzionale”.

“Siamo estremamente soddisfatti – affermano gli avvocati Giuseppe Pitaro e Gaetano Liperoti che hanno diffuso la notizia – anzi tutto perché viene ripristinata la legalità, e poi perché, nella giurisprudenza amministrativa, dopo svariati anni, viene affermato un solido principio di diritto: che, ai fini dello scioglimento del Consiglio comunale, sono necessari elementi indicativi di collegamenti con la criminalità organizzata concreti, univoci e rilevanti e tale rigoroso presupposto è richiesto proprio perché il potere governativo di scioglimento è particolarmente incisivo e drastico e va ad intaccare organi che sono espressione della volontà popolare, presidiata da garanzia costituzionale”.

La sentenza

La sentenza del Consiglio di Stato evidenzia, in particolare, che, in relazione alla vicenda attinente al posizionamento della statua di Sant’Agazio, non emergono responsabilità della Giunta Ussia, in quanto indiscutibilmente essa aveva quella collocazione da circa 15 anni e non risulta che altre autorità dello Stato avessero assunto precedenti iniziative volte a rimuoverla o a sollecitare in tal senso gli organi comunali, i quali – al contrario – si sono autonomamente determinati deliberandone la rimozione. Quanto agli appalti, gli amministratori  – fa rilevare – hanno “smontato” la ricostruzione circa gli affidamenti nei confronti di imprese riconducibili alla criminalità locale, dimostrando che il Comune avesse agito nello scrupoloso rispetto della legislazione antimafia, attingendo da white list e acquisendo informazioni liberatorie.

Quanto alla riscossione dei tributi, il Consiglio di Stato ha evidenziato “che i dati di riscossione non appaiono inferiori alla media nazionale e, in definitiva, anche sul settore urbanistico e delle concessioni demaniali, che l’Amministrazione ha agito nel solco della legalità”. Gli avvocati Pitaro e Liperoti dichiarano: “Abbiamo creduto fin da subito nella legittimità dell’operato degli amministratori di Guardavalle, affidandone il destino alla magistratura ed è questo un caso in cui la Giustizia ha funzionato, dimostrando che esiste un giudice a Berlino”.

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