‘Ndrangheta, applausi in chiesa a fratello boss durante cresima

Applausi al fratello del boss in chiesa, autorizzato a lasciare il carcere per partecipare alla cresima del figlio.

Il caso è successo a Casabona, centro in provincia di Crotone, ed è stato reso noto oggi da un articolo del “Quotidiano del Sud”.

Il caso è successo a Casabona, centro in provincia di Crotone, ed è stato reso noto oggi da un articolo del “Quotidiano del Sud”.

Secondo quanto ricostruito, gli applausi si sarebbero verificati anche all’uscita della chiesa di San Nicola Vescovo, nonostante il parroco don Giovanni Napolitano avesse ammonito chi poco prima aveva applaudito in chiesa stigmatizzando il gesto come “inopportuno e fuori luogo”. L’uomo che avrebbe ricevuto gli applausi è in carcere nell’ambito dell’operazione “Stige”, che ha messo alla sbarra diversi esponenti delle cosche di ‘ndrangheta di Crotone. Pochi giorni fa, il pm antimafia Domenico Guarascio ha chiesto nei confronti dell’uomo una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione (con lo sconto di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato) per associazione mafiosa e altro. E’ stato lo stesso parroco a decidere di raccontare quanto avvenuto, informando anche il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, il referente provinciale di Libera, Antonio Tata, a tutta una serie di autorità, compreso il commissario del Comune di Casabona, Gaetano Aiello, che governa l’ente in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

Don Napolitano al “Quotidiano” spiega che al termine della messa, prima che impartisse la benedizione, “si è levato un applauso” indirizzato al detenuto che, come era stato concordato con la polizia penitenziaria, dopo aver fatto le foto, come facevano gli altri genitori, senza voltarsi si sarebbe incamminato verso la sagrestia per lasciare la chiesa prima della fine della cerimonia. Il parroco s’indigna, stigmatizza il gesto ma l’applauso, ancora più accorato e scrosciante, prosegue fuori. Il detenuto, conferma il parroco, “non aveva pronunciato parole o compiuto gesti che richiedessero una simile risposta dei partecipanti alla funzione”.

Ma molti altri cittadini si sono sentiti “indignati”. In chiesa, però, secondo la testimonianza del parroco, c’era anche chi “diceva di non applaudire, anche perché una tale esposizione non conveniva allo stesso detenuto”, ma c’è stata comunque “un’iniziativa spontanea”, forse partita dai familiari.

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