‘Ndrangheta, droga e falsi passaporti per i latitanti: 23 indagati. Ci sono anche catanzaresi (NOMI)

La Dda di Firenze chiude un troncone della più ampia inchiesta "Nuovi Narcos Europea". Indagato anche un vibonese, dipendente del Ministero dell'Interno
nuovi narcos europea

di Gabriella Passariello- Importazione di droga dal Sud America e smerciata da affiliati della ‘ndrangheta in tutta Italia, trasporto e successiva cessione a terzi di fiumi di cocaina per agevolare diverse organizzazioni criminali, dalla cosca di Guardavalle alla famiglia dei Pesce-Bellocco-Molè, operante nella Piana di Gioia Tauro. La Dda di Firenze ha chiuso un troncone dell’inchiesta “Nuova Narcos Europea” nei confronti di 23 persone, nell’ambito di una più ampia inchiesta, coordinata anche dalla Dda di Reggio e di Milano e che ha portato a novembre 2021 a un centinaio di arresti.

Le ipotesi di accusa

Le ipotesi di accusa

I reati contestati, in questo filone, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante mafiosa, al possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, alla detenzione di droga ai fini di spaccio, al favoreggiamento personale e alla corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio.Tra gli indagati , compaiono i nomi di Francesco Riitano, Antonio Giuseppe Ierace di Guardavalle, Mario Palamara, di Melito Porto Salvo,  che, secondo le ipotesi di accusa, avrebbero svolto il ruolo di committenti, gestendo in Italia dal Sud America, l’importazione della cocaina sulla scorta dei propri contatti con i cartelli Sudamericani, demandando ad Emanuele Fonti, l’attività  di coordinamento tra i vari sodali incaricati del recupero della droga. Ma chi è Emanuele Fonti per la Direzione distrettuale antimafia di Firenze? Il Trait d’union tra le organizzazioni criminali committenti (la cosca di Guardavalle, i Gallace, e la cosca dei Pesce- Bellocco- Molè- operante nella Piana di Gioia Tauro, di cui Rocco Molè, Simone e Domenico Ficarra risulterebbero i referenti) e i numerosi sodali incaricati anche del recupero della droga.

I nomi dei 23 indagati

Destinatari di un avviso di conclusione delle indagini Francesco Riitano, 41 anni, di Guardavalle; il latitante Mario Palamara, 53 anni, di Melito Porto Salvo; Giuseppe Antonio Ierace, 43 anni, residente a Guardavalle; Emanuele Fonti, 62 anni, residente a Casorezzo (Milano); Antonino Fonti, 39 anni, residente a Rapallo (GE); Elisa Fonti, 33 anni, di Milano; Rosalia Celesti, 58 anni, di Messina; Massimo Antonini, 65 anni, di Livorno; Mario Billi, 43 anni, di Livorno; Giordano Farioli, 62 anni, di Castelnuovo Garfagnana; Fabio Cioni, 61 anni, di Livorno; Nicodemo Francesco Callà, 68 anni, di Mileto; Antonio Catalano, 46 anni, di Benevento, irreperibile; Rocco Molè, 27 anni, residente a Gioia Tauro; Simone Ficarra, 30 anni,  di Gioia Tauro; Domenico Ficarra, 38 anni, residente a Gioia Tauro;  Enrico Fedeli, 60 anni,  residente a Magenta;  Carlo Bronzati, 33 anni, di Genova; Andrea Frascà, 37 anni, residente a Badolato; Carmelo Maesano, 48 anni di Melito Porto Salvo; Giacomo Pugliese, 51 anni, di Montebello Jonico;  Marco Luigi Zaninello, 48 anni, di Milano e Natale Ursino, 52 anni, di Locri.

I favori del dipendente del Ministero dell’Interno per proteggere i latitanti

Il vibonese Francesco Callà, dipendente civile del Ministero dell’Interno, in servizio al Commissariato di Polizia di Stato di Legnano, secondo le ipotesi accusatorie, approfittando della suo ruolo di pubblico ufficiale, avrebbe fatto rilasciare una serie di falsi documenti “validi”  per l’espatrio, utilizzati da Palamara per garantirsi la latitanza. “Favori” elargiti anche a Riitano, all’epoca dei fatti  anche lui latitante. Gli indagati, assistiti, tra gli altri,  dai legali Vincenzo Cicino, Gianfranco  Giunta, Michele D’Agostino, Gianluca Crusco, Silvana Bianchi e Ornella Colombo, avranno venti giorni di tempo per chiedere al magistrato, titolare del fascicolo, di essere interrogati, depositare memorie, rilasciare dichiarazioni spontanee e compiere ogni atto utile per l’esercizio del diritto di difesa, prima che il pubblico ministero proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.

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